Il calcio piange Flabo: "Una vita in dribbling". Il ricordo di Ferrari e lo squadrone del 1966

Silvano Flaborea fu tra gli artefici della prima promozione in serie B: con le sue 47 reti è il quinto miglior marcatore del club . Fu ala, allenatore e talent scout: scoprì Asprilla. I funerali al Giotto.

Il calcio piange Flabo: "Una vita in dribbling". Il ricordo di Ferrari e lo squadrone del 1966

Il calcio piange Flabo: "Una vita in dribbling". Il ricordo di Ferrari e lo squadrone del 1966

di Matteo Marzotti

AREZZO

Si è spento all’età di 86 anni Silvano Flaborea, uno dei calciatori che hanno fatto la storia dell’Arezzo calcio, non solo per i gol segnati con i colori del Cavallino. Classe 1938, originario di San Michele in Tagliamento, nel veneziano, Flaborea era arrivato ad Arezzo a 21 anni dal Portogruaro, fortemente voluto dall’allora segretario Guerino Zampolin che fu letteralmente impressionato dai dribbling di quel calciatore. In amaranto la prima stagione (1959-1960) si chiuse con un 11esimo posto, ma 33 presenze e 7 gol che servirono per spalancargli le porte della serie B con il Como. Ma Arezzo e l’amaranto erano nel suo dna. Tornato in Toscana nel 1963, con la società che nel frattempo aveva lasciato lo stadio Mancini per trasferirsi al Comunale, Flaborea fu tra i protagonisti della prima promozione del Cavallino in serie B giocando in attacco con Innocente Meroi, un altro gigante della storia calcistica aretina, ed Enzo Ferrari. Una seconda esperienza all’ombra di San Cornelio nella quale arrivò a mettere insieme 109 presenze e altre 40 reti, alcune contro avversari da sempre ostici come Livorno, Siena e Ternana, firmando vittorie rimaste scolpite nella mente dei tifosi. Un bottino personale di 47 reti in amaranto che lo rendono il quinto miglior marcatore nella storia della società di viale Gramsci.

"Ho giocato con Silvano per tre anni, era un’ala eccezionale - ricorda Enzo Ferrari, suo compagno di squadra ed ex allenatore dell’Arezzo nel 2001-2002 - uno spirito allegro, ma soprattutto sincero. Il dribbling, era una sua dote innata essendo tra l’altro ambidestro. Un calciatore di qualità e al tempo stesso serio. Lui di origine friuliana, io veneto, ci siamo ritrovati poi nel corso delle nostre rispettive carriere a Chioggia, Conegliano e Pordenone. Quando allenavo l’Arezzo ci incontravamo a casa sua, alla Salceta. Mi spiace davvero tanto che se ne sia andato".

Una carriera segnata non solo dalla promozione tra i cadetti con l’Arezzo, ma anche quella in serie A con l’Hellas Verona di Nils Liedholm. Poi l’esperienza con la Reggiana, la Torres e il Siena prima di appendere le scarpette al chiodo e intraprendere una carriera come allenatore a Sansepolcro, Chioggia, Pordenone, Lanciano e Parma. E proprio con i Ducali il "Flabo" come era chiamato e conosciuto da molti aveva legato la sua capacità di talent scout.

Nel 1992 mentre si trovava in Ecuador a visionare giocatori in un torneo preolimpico restò colpito da un certo Faustino Asprilia che approderà poi proprio a Parma, e sempre Flaborea ricordava come nel suo girovagare tra Europa, Africa e Sudamerica avesse individuato un altro campione come Hernan Crespo.

Una vita per il calcio, all’insegna del dribbling e della fantasia, ma anche una vita dove aveva messo a disposizione di talenti in erba la sua visione di gioco e l’esperienza. D’altronde il nome del Flabo resterà legato a vari calciatori passati sotto i colori di Parma, Milan e Perugia, e poi soprattutto all’amaranto e all’Arezzo. Qui aveva deciso di stabilirsi e aveva costruito la propria famiglia insieme alla moglie (scomparsa pochi anni fa) e i due figli che in queste ore stanno ricevendo l’abbraccio di quanti lo hanno conosciuto, apprezzandone le doti umane prima ancora che calcistiche, in grado di infiammare con una giocata gli spalti.

Questo pomeriggio l’ultimo saluto nella chiesa del Sacro Cuore in piazza Giotto, alle ore 15. Alla famiglia le condoglianze della nostra redazione.