LUCIA BIGOZZI
Cronaca

I ragazzi affogano nel bicchiere Becattini: "Uno su due è a rischio"

Il direttore del Serd commenta l’abuso di alcol tra i minori dopo un’indagine regionale su 8200 studenti. I risultati: il 50% cade nell’abbuffata di drink e il 54% si è ubriacato almeno una volta nell’ultimo anno

di Lucia BigozzI

Bere fino a stordirsi. Un’overdose da sballo con l’alcol che diventa "droga" in un arco di tempo ravvicinato: 5 o più bicchieri in una serata, senza filtri. Si chiama "binge drinking", un’abbuffata di alcol, ed è un fenomeno in crescita tra i ragazzi aretini sotto i 18 anni. Una forma di sballo molto diffusa nelle notti della movida, a basso costo e facile da trovare in giro.

I numeri misurano le febbre di un fenomeno che ad Arezzo fa alzare il livello di guardia tra i giovanissimi e chi lavora per strapparli alla dipendenza: nel 2021 i ragazzi non ancora maggiorenni soccorsi per abuso di alcol sono stati 62, cifra in aumento nel 2022 se si pensa che da gennaio a settembre i casi registrati dalla Asl sono già 54. Aumenta anche la frequenza con cui un minore ricorre all’acol: se nel 2021 c’era un caso ogni sei giorni, adesso la soglia si è abbassata a un caso ogni cinque giorni. Alcol come soluzione, alternativa, la via d’uscita più breve al malessere che pesa e, in molti casi, strumento di rivalsa, conquista, sfida con gli altri in una gara senza rete. I dati aretini dicono anche altro e non è una buona notizia. Lo rivela lo studio Edit 2022 di Ars Toscana che monitora stili di vita e abitudini degli adolescenti toscani prima e dopo la pandemia. L’indagine ha coinvolto 8200 adolescenti degli istituti superiori, tra i 14 e i 19 anni, che formano un campione rappresentativo della popolazione studentesca per Asl di residenza.

I "capitoli" del dossier abbracciano una sfera ampia di comportamenti tra i quali il rapporto dei ragazzi con l’alcol. Il risultato nella Asl sud est che comprende anche la provincia aretina, è in controtendenza rispetto al dato toscano. In dettaglio.

La sezione dell’indagine sulle bevande alcoliche evidenzia che il 54,28 per cento degli adolescenti intervistati dichiara di essersi urbiacato almeno una volta negli ultimi dodici mesi. A livello regionale la percentuale si ferma al 52,13 per cento. Il focus sull’uso di acolici nell’arco della settimana dice che il 56,84 per cento del campione ha bevuto almeno un drink negli ultimi sette giorni. In Toscana il dato 54,90 per cento. L’overdose da alcol (binge drinking) conferma il trend e semmai, ne aumenta il peso: le metà di studenti e studentesse intervistati (pari al 50,34 per cento del campione) ammette di avere avuto almeno un episodio di binge drinking negli ultimi dodici mesi. Il dato della Toscana è al 47,37 per cento. "L’atteggiamento dei giovani aretini è di maggiore confidenza con l’alcol rispetto a quello dei pari età toscani, sia a livello di binge drinking che di ubriacature", spiega Marco Becattini direttore del Serd, in prima linea sul crinale lungo il quale troppo spesso corrono le vite dei ragazzi: droga, alcol, dipendenze, fragilità. Le ragioni sono molteplici e stanno dentro "un fenomeno complesso. Verosimilmente la domanda di sballo tra i ragazzi è legata a più fattori. Tra questi la facilità con cui è possibile procurarsi alcolici e trasformare la serata in un’esperienza di alcolizzazione".

I numeri in aumento raccontano che "i nostri ragazzi sono più spesso disponibili a stare con l’alcol rispetto ai coetanei toscani". Perchè? Becattini individua un ventaglio di opzioni attorno al quale gira la risposta. C’è la competitività "rivolta verso l’alcol che rende l’assuzione positiva e non con una connotazione negativa".

Ma nella mente di un adolescente s’incunea anche il disagio per la mancanza di "un luogo dove vivere la sobrietà" o il tarlo che spinge a non pensare, a estraniarsi dal contesto della quotidianità rifiutandone lo schema. Il primo "contatto" con l’alcol è condizionato da come si beve in casa, osserva il direttore del Serd: elemento su cui riflettere prima che le famiglie vengano devastate dal dramma di figli al pronto soccorso in coma etilico. Nella struttura della Asl, attualmente sono una decina i giovanissimi seguiti dagli esperti in un percorso aperto anche alle famiglie. Una rete che ha maglie d’acciaio e dal servizio sanitario si allarga alla scuola, alle istituzioni, ai quartieri della Giostra, al volontariato. Dal tunnel alla luce, perchè "da un primi abuso di alcol si può tornare indietro. E va fatto prima che sia troppo tardi".