I depistaggi sulla morte di Cucchi Condannato carabiniere aretino

Due anni e sei mesi in primo grado. Luca De Cianni accusato. di falso e calunnia

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AREZZO

C’è anche il carabiniere nato ad Arezzo, Luca De Cianni tra i condannati in primo grado per i depistaggi sul caso Cucchi. Due anni e sei mesi per De Cianni al quale il pm Giovanni Musarò, nel dicembre dello scorso anno, aveva contestato il reato di falso e calunnia. De Cianni nato ad Arezzo, si è spostato successivamente a Roma dove presta servizio nell’Arma. Si aggiunge quindi un ulteriore tassello di verità nella tragica vicenda di Stefano Cucchi (nella foto), morto il 22 ottobre del 2009 nel reparto protetto dell’ospedale Pertini di Roma. A tre giorni dalla pronuncia della Corte di Cassazione che ha reso definitive le condanne a 12 anni per gli autori materiali del pestaggio del geometra, il giudice monocratico ha condannato otto militari dell’Arma, tra loro anche ufficiali, che negli anni hanno messo in atto "una sistematica attività di depistaggio" per intralciare le indagini e rallentare l’accertamento di ciò che avvenne nella caserma dove Cucchi fu portato per il fotosegnalamento dopo il fermo per spaccio di sostanze stupefacenti.

In particolare il tribunale, dopo una camera di consiglio durata circa otto ore, ha inflitto cinque anni al generale Alessandro Casarsa, all’epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma, e 1 anno e 3 mesi al colonnello Lorenzo Sabatino, ex numero uno del comando provinciale di Messina. Quattro anni per Francesco Cavallo e Luciano Soligo mentre per Tiziano Testarmata una condanna ad 1 anno e 9 mesi e a Luca De Cianni 2 anni e 6 mesi. Infine a Francesco Di Sano inflitti 1 anno e 3 mesi e a Massimiliano Colombo Labriola 1 anno e 9 mesi. L’Arma dopo la sentenza esprime ancora una volta la sua vicinanza alla famiglia e ribadisce il "fermo e assoluto impegno" ad agire sempre "con rigore e trasparenza" specie nei confronti dei propri appartenenti.

Ilaria Cucchi, presente in aula, si è commossa. "Sono sotto shock - ha commentato - non credevo sarebbe arrivato questo giorno. Anni e anni della nostra vita sono stati distrutti, ma oggi ci siamo e le persone che ne sono stati la causa, i responsabili, sono stati condannati".

Ha retto, quindi, l’impianto accusatorio del pm Giovanni Musarò. Nella sua requisitoria, nel dicembre scorso, il rappresentante dell’accusa aveva affermato che sul caso Cucchi "un intero Paese è stato preso in giro per anni" in una attività di depistaggio che è stata "ostinata, a tratti ossessiva". La Procura ha più volte ribadito che "questo non è un processo ai Carabinieri e bisogna evitare qualsiasi strumentalizzazione".

Diego D’Ippolito