Salvatore Mannino
Cronaca

"Ho urlato, non capivo": Martina, la notte raccontata dall'amica. Poi scoppia a piangere

"Mi dissero che aveva preso la rincorsa e si era lanciata". "Non era depressa, un minilitigio la sera prima". Ricostruzione in aula. "Dall'ascensore è uscito Vanneschi per dirci che si era buttata"

Martina Rossi

Arezzo, 29 giugno 2018 - «Ho urlato, non capivo cosa era successo, mi sono trovata davanti a una situazione incredibile. Non sapevo neppure dove ero». Lo ha detto in aula, piangendo, Isabella Cambiaso, una delle due amiche che il 3 agosto 2011 erano a Palma di Maiorca con Martina Rossi, la ventenne studentessa genovese morta dopo essere precipitata dal balcone di una camera d'albergo della località spagnola, occupata da Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due 27enne aretini imputati per il presunto tentativo di stupro che avrebbe provocato la caduta della giovane dal terrazzo, mentre cercava di fuggire.

Per la difesa dei due accusati la giovane si sarebbe invece suicidata. L'udienza oggi del processo è tutta dedicata alla testimonianza delle due amiche di Martina. «Alessandro - ha aggiunto Isabella - poco prima aveva bussato alla porta della nostra camera dicendo che Martina era impazzita, diceva di essere l'infinito, che amava ed odiava. Mi disse di salire che c'erano problemi. Io uscii e incontrai Luca che disse che Martina aveva preso la rincorsa e si era lanciata».

Incalzata dalle domande del pm Roberto Rossi, del presidente del collegio Angela Avila e della difesa, Isabella ha proseguito: «Ricordo che Martina era preoccupata per l'università ma era una ragazza come siamo tutte a quella età a tratti felice, a tratti no. Non avevo mai visto scatti di aggressione fisica. Avevamo avuto un mini litigio la sera prima ma solo verbale».

«Sono brutti ricordi e dopo sette anni non riesco a focalizzare ulteriormente - ha proseguito in maniera concitata Isabella - dopo aver saputo che Martina era caduta io ho avuto un totale blackout». La circostanza è stata contestata dalla presidente del collegio che si è detta stupita del fatto che le amiche non andarono a vedere Martina. Quindi le lacrime. Un crollo emotivo in coda alla sua testimonianza sulla fine dell'amica, uno degli elementi chiave dell'udienza di oggi sul caso Martina. A seguire l'interrogatorio dell'altra ragazza,  Alessia Nicastro

E' stato il passaggio più drammatico di un'udienza ancora in corso. Dopo che in mattinata i due giovani amici degli imputati si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. 

Per il resto non ci sono stati elementi molto lontani dalla ricostruzione che era già emersa nella fase istruttoria, sulle vicende nella stanza 609 dell’hotel Santa Ana di Palma di Maiorca all’alba del 3 agosto 2011.La serata in discoteca, il ritorno in albergo, la suddivisione nelle camere secondo le coppie. In particolare che le due ragazze erano rimaste nella stanza che occupavano insieme a Martina per rimanere da sole con Enrico D’Antonio e Federico Basetti, a loro volta compagni di camera di Albertoni e Vanneschi. E che quindi nella stanza 609, insomma, si sarebbero ritrovati tutti coloro che erano rimasti fuori dalle coppie formatesi dopo la serata in discoteca.

Fino alla fase concitata che ha in parte preceduto e in parte seguito la caduta. Dopo la richiesta di aiuto da parte di Albertoni, che aveva bussato alla loro porta per dire che Martina era fuori di sè e lo aveva anche graffiato sul collo, a quel punto, è il racconto di Isabella, lei si sarebbe infilata le ciabattine, per uscire dal pianerottolo: e dall'ascensore l'uscita di Luca per dire che Martina era caduta.

In aula, appunto, avrebbero dovuto testimoniare anche D’Antonio e Basetti, ma come previsto si sono avvalsi della facoltà di non rispondere concessa agli indagati di reato connesso (e loro sono sotto processo a Genova per false dichiarazioni al Pm). C’è infine, almeno teoricamente, un terzo testimone, il turista danese che occupava la stanza vicina a quella della tragedia..