
Camionisti verso lo stop
Arezzo, 13 marzo 2022 - «Non ho più soldi per il pieno di gasolio ai camion, da domani ci fermiamo». Lo dice con la rabbia di uno che fa questo mestiere da trent’anni, come il padre e il nonno; e oggi si ritrova appeso al prezzo del gasolio e con le chiavi in tasca: Giovanni Novello, 50 anni, aretino, ha tre autoarticolati insieme al fratello Marco, dà lavoro a un autista e consegna materie prime (acciaio, ferro, rame) alle fabbriche del Nord. «Il costo del gasolio è fuori controllo; non posso lavorare a rimessa. I committenti ci hanno già riconosciuto un aumento del costo del servizio ma è insufficiente perché oltre al carburante, è raddoppiato l’additivo Ad Blue passato da 0,30 a 1,60 euro; le gomme costano il 40 % in più e poi ci sono i rincari di assicurazioni e officina». Giovanni ha deciso di lasciare i tir nel piazzale della sua azienda a Foiano e «vedere cosa succede la prossima settimana: se il governo interviene sulle accise del carburante o se dovrò chiudere per sempre». Lo stop temporaneo è un modo per «ottimizzare risorse sempre più esigue» che la giostra dei rincari sta assottigliando, al punto che Giovanni sta «rosicchiando» i risparmi di una vita per restare a galla». Moglie e due figli, spiega di «non aver mai visto una situazione del genere in trent’anni di lavoro» e fa fatica a dire quanto gli costa lasciare i camion spenti in termini di «dignità, perché amo il mio lavoro. Sono amareggiato. E’ una decisione che ho dovuto prendere giocoforza, non l’ho scelta». Un futuro incerto davanti e alle spalle un’azienda solida costruita giorno per giorno, da «figlio dell’asfalto» come si chiamano tra di loro gli autisti dei bisonti della strada. Cambiano le dimensioni del piazzale, non i problemi. Giovanni Colaps di camion-frigo ne ha 40 e altrettanti autisti: viaggia tra alto Lazio, Toscana, Umbria e Marche trasportando generi alimentari ai magazzini dei supermercati. Ha 69 anni e guida i tir da oltre quaranta, ma sa già che il suo orizzonte arriva a fine del mese: «Se le cose non cambiano, chiudo l’azienda. Ogni giorno di gasolio spendo tremila euro. Sento la responsabilità di 40 famiglie che dipendono da me, ma è diventata una situazione insostenibile». Rifornire i supermercati di generi alimentari significa garantire gli scaffali pieni ma «se ci fermiamo noi, si blocca una filiera lunghissima di profili professionali. Ogni tir dà lavoro a circa 10 persone, dal meccanico all’assicuratore, gommista, telonista e via dicendo; bisogna intervenga lo Stato rivedendo le accise».