Governo, Fimer si siede a capotavola Doppio vertice a Roma sull’azienda Mentre scoppia il derby dei due Cda

Giani faccia a faccia con il ministro Urso, poi il confronto con tutti i protagonisti in videoconferenza. Gli ex consiglieri all’attacco dopo le accuse: "Fossimo rimasti noi l’azienda adesso sarebbe già salva".

Governo, Fimer si siede a capotavola  Doppio vertice a Roma sull’azienda  Mentre scoppia il derby dei due Cda

Governo, Fimer si siede a capotavola Doppio vertice a Roma sull’azienda Mentre scoppia il derby dei due Cda

di Alberto Pierini

AREZZO

Roma caput Fimer? La grande azienda in crisi, la fabbrica occupata notte e giorno con turni regolari di sei ore, si regala una giornata sotto i riflettori che contano. Addirittura un doppio vertice, entrambi dal sapore governativo. Intanto gli echi romani si incrociano con il duello che divampa tra i due Cda: quello vecchio replica con le rime alle accuse pesanti degli attuali azionisti. E lo fa con un motto che buca le pareti dell’occupazione e fa breccia tra chi trema per il suo posto. "Se non ci avessero revocato, l’azienda a questo punto sarebbe salva".

Non c’è controprova ma è chiaro che sono parole che non passano inosservate. In coda ad un documento con il quale i tre ex consiglieri, Claudio Roberto Calabi, Francesco Di Giovanni e Alvise Deganello, rovesciano le accuse subite entrando nei dettagli. "Inconcludenti e incapaci di tirare fuori l’azienda dalla crisi e di verificare la consistenza delle offerte ricevute": era la salatissima accusa piovuta dai loro successori.

La risposta? "Il tribunale non aveva mai minacciato il fallimento prima del 3 maggio": quando cioè loro non c’erano ormai più. "Il disordine e la confusione provocate dagli attuali azionisti hanno determinato la convocazione dell’udienza del 3 maggio". E comunque "il tribunale ha evitato di revocare il concordato perché il nuovo Cda ha aderito alla proposta McLaren confermando la scelta effettuata da noi. Un quadro nel quale incastrano altre perle.

"Fimer aveva accumulato un passivo che alla data dell’ultimo piano industriale è di oltre 290 milioni, tutti precedenti al dicembre 2021". Non solo: avevano consumato la disponibilità di cassa messa a disposizione da Abb". Un quadro pesante, nel quale rivendicano la scelta di Greybull. Motivo? Perché tra le altre due, dicono in sostanza, una puntava solo ad un ramo di impresa e l’altra non era stata in grado di dimostrare la propria solidità economica. E su Greybull insistono sulle cifre che sarebbero state comunque messe a disposizione, questo a dispetto del rovesciamento delle cifre emerso dal j’accuse del nuovo Cda. "Con noi in sella il concordato sarebbe andato a buon fine, il futuro dell’azienda sarebbe stato ben diverso da quello che oggi si prospetta".

Musica e spine per le orecchie degli operai, i 280 dell’azienda e i 400 (come emerge nella pagina a fianco) dell’indotto. E che ora giocano una parte delle loro carte nella giornata romana.

Eugenio Giani mantiene la promessa fatta ai cancelli. Anzi la raddoppia. Perché lunedì aveva ottenuto il vertice in videoconferenza, che era comunque disposto direttamente dal ministero. E ieri strappa il faccia a faccia con il ministro delle imprese Adolfo Urso. Il Governo sposa questa vicenda con tutte le forze. potrebbe anticipare il commissariamento? No, perché al massimo può richiederlo esso stesso al Tribunale, convocato il 14 giugno per verificare l’esistenza di uno stato di insolvenza. Quella potrebbe essere la partita decisiva: o una svolta precedente o il passaggio delle chiavi ai commissari, con il compito di pilotare l’acquisizione dell’azienda verso altri soggetti.

Tra cui di certo non si tira indietro McLaren: perché già alla vigilia aveva confermato di essere disponibile. E che comunque potrebbe approfittare dell’occasione per chiudere la partita a suo favore in anticipo. Ma sono passaggi ancora prematuri. Oggi i riflettori sono tutti accesi: rinviato solo il vertice in Prefettura, per rispetto verso la scesa in campo del ministro.

Ma il calendario è lì, ricco di pagine e ancora diverse dovranno essere scritte in questa storia controversa. Oggi Roma è caput Fimer, ma gli operai sognano semplicemente di poter tornare a timbrare il cartellino.