
Oggi in tribunale il delitto di Pozzo. Irfan Rana uccise con una vanga la psicoterapeuta. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile. Del Corto: "Così onoriamo Letizia".
di Luca Amodio
FOIANO DELLA CHIANA
Doveva cominciare all’inizio di maggio ma lo sciopero degli avvocati aveva imposto un rinvio. E così che sarà oggi il D day per il processo per il femminicidio di Pozzo della Chiana. Sul banco degli imputati c’è Irfan Mohammed Rana, 37 anni, accusato di aver ucciso Letizia Girolami, psicoterapeuta romana (nella foto), l’ottobre scorso. Secondo l’accusa l’avrebbe colpita a morte con una vanga nel casolare di famiglia a Pozzo della Chiana, nel Comune di Foiano. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Rana – ex compagno della figlia della vittima –la avrebbe uccisa dopo un diverbio scaturito per la fuga di alcuni pulcini di pavone nel giardino della villa a causa del maltempo. Una ricostruzione che rimane comunque avvolta nel mistero e che solleva interrogativi sia tra la difesa che l’accusa.
Gli inquirenti contestano all’imputato le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi, elementi che rendono la sua posizione particolarmente grave e lo hanno escluso dalla possibilità di accedere a un rito abbreviato con eventuale sconto di pena. In questo modo la prospettiva concreta, in caso di condanna, è l’ergastolo.
Durante l’interrogatorio della pm, Rana aveva confessato, ma in sede processuale tale dichiarazione non ha valore probatorio pieno. In quella fase, infatti, l’imputato non è ancora sottoposto al contraddittorio tipico del dibattimento e per questo sarà il processo a dover verificare ogni aspetto della vicenda, dalla dinamica dei fatti al movente, ancora avvolto da molte ombre. L’uomo è detenuto nel carcere di Perugia dal giorno successivo all’omicidio.
Dalla cella ha scritto una lettera di scuse ai familiari di Letizia Girolami. Alla prima udienza non era presente il compagno della donna, mentre la figlia ha scelto di non rilasciare dichiarazioni alla stampa. La famiglia della vittima, rappresentata dagli avvocati Stefano Del Corto e Tommaso Ceccarini, si è costituita parte civile. "Questo è un modo per ricordare e onorare Letizia", ha spiegato Del Corto. La difesa, affidata all’avvocata Maria Fiorella Bennati, ha richiesto l’escussione di 50 testimoni.
Il pubblico ministero Angela Masiello, titolare dell’inchiesta, ne ha indicati 20. "Ci sono elementi che non rendono del tutto chiaro ciò che è accaduto – ha dichiarato Bennati – il processo dovrà fare piena luce sul contesto e sul movente". La prima giornata segna solo l’inizio di un procedimento che si preannuncia meno scontato di quanto si possa pensare, con molti punti ancora da chiarire e la necessità di ricostruire, prova dopo prova, ciò che davvero accadde in quella villa di campagna nell’autunno scorso.