
di Federico D’Ascoli
Ha vissuto da bambino l’orrore delle stragi naziste in Valdarno e da corrispondente ha attraversato oltre sessant’anni di stravolgimenti tecnologici ma è rimasto sempre in prima linea sul fronte della cronaca valdarnese. Giorgio Grassi, 90 anni compiuti nel giorno di Natale, sembra aver scoperto la ricetta dell’eterna giovinezza: è sempre sul pezzo, con l’entusiasmo di un ventenne.
Dalla sua San Giovanni, anche se è originario della frazione di Bomba a Cavriglia, ogni giorno invia notizie e storie curiose per "La Nazione", il suo giornale dal lontano 1970. Aveva iniziato a scrivere dieci anni prima per la concorrenza, "Il Giornale del Mattino", che aveva sede a Firenze.
È stato maestro elementare fino alla pensione: ha insegnato a intere generazioni di valdarnesi a scrivere e a far di conto. "Il mio orgoglio più grande – spiega Grassi – è quando al concorso per diventare insegnante presi il massimo dei voti parlando dei contrasti fra gesuiti e chiesa nella storia. Ero molto ferrato e fui promosso nonostante un battibecco con una professoressa della commissione".
Accanto al lavoro dietro la cattedra ha raccontato e racconta ogni giorno storie di cronaca e di sport mettendo La Nazione sempre in cima ai suoi pensieri.
Un’esistenza tutt’altro che banale la sua, la sua, visto che dopo qualche pericoloso incidente in tenera età legato alle miniere, ha vissuto in prima persona le tragedie della Seconda guerra mondiale che hanno insanguinato anche il Valdarno aretino.
"Avevo appena 11 anni, racconta, quando ho vissuto il giorno più triste della mia vita che mi ha segnato per sempre – racconta Grassi – tanto che ancora oggi ho incubi che mi svegliano la notte. Era il 4 luglio 1944 ed ero io il maschio più grande rimasto vivo in quella giornata terribile di rastrellamenti nazifascisti a Cavriglia e dintorni. Gente sgozzata con la baionetta e poi bruciata nei pagliai delle campagne di Cavriglia. Arrivò un soldato tedesco e ci disse in un italiano stentato di andarcene perché avrebbero fatto saltare tutto in aria: ”Comandante avere deciso, non colpa mia“, ci disse. Mia madre mi disse di portare in salvo le mie nonne. Piangevano, spaventate e preoccupate, le misi in salvo in un pagliaio con la forza della disperazione e l’istinto di sopravvivenza. Incontrai i soldati tedeschi che stavano uccidendo e torturando, mi fecero passare ma non dimenticherò mai le scene di dolore e morte che ho visto in quel giorno maledetto".
Buon compleanno Giorgio.