SALVATORE MANNINO
Cronaca

Gioielli on line, gruppo di modelle in un interno

Un film di 25 minuti in cui il Palazzo Lambardi di Sugar la fa da padrone quanto i prodotti e le ragazze. Ora si aspetta la risposta concreta dei buyers

di Salvatore Mannino

Scene di vita quotidiana in un interno. E che interno quello scelto per il fashion movie (parola esotica per dire film sulla moda) di We are Jewellery, il set virtuale che sostituisce (per ora) le fiere orafe in presenza che non si sono fatte per tutto il 2020 e che continuano a slittare anche nel 2021. Quando alle 13 in punto parte infatti, sul cloud di Ieg (il gigante fieristico di Rimini che organizza anche gli eventi aretini dell’oro) il filmato di 25 minuti girato un mese fa e montato a tempo di record, appaiono subito gli scorci di Palazzo Lambardi, la dimora del Corso in cui fra mosaici romani e affreschi di Spinello ha sede l’atelier di Sugar, il cui titolare Beppe Angiolini è uno dei grandi registi del set on line, lui che del resto è già il direttore artistico di Oro Arezzo e Gold Italy, le manifestazioni di cui il filmino è il surrogato ma anche il tentativo di celebrare il matrimonio fra gioielli e moda vera e propria.

Fra le telecamere puntate sui punti più suggestivi del palazzo, dagli affreschi sui soffitti al negozio vero e proprio, dal giardino con i putti al cortile interno, e le modelle bionde, more e di colore, è difficile concentrarsi sui veri protagonisti, ossia i gioielli delle trentadue ditte che hanno fatto da cavia di questo esperimento dal quale si spera di ottenere la ripartenza del comparto oro (il cuore dell’economia aretina) sui mercati internazionali. All’inizio, del resto, avrebbe dovuto essere tutto più semplice, come spiega il regista vero, quello che ha coordinato le riprese, Alessandro Torraca. L’idea era quella di una sfilata normale, come su una passerella, ma poi, di fronte all’ambiente si è deciso di puntare su un contesto diverso, con modelle e gioielli inseriti in uno storytelling, come si dice adesso, in cui Palazzo Lambardi non è solo lo sfondo.

E allora ecco le scene che si susseguono, come momenti di una giornata particolare che vede per soggetti le ragazze e le collane, i bracciali, gli orecchini, gli anelli, persino gli orologi che indossano. Si va ditta per ditta (quelle aretine sono più o meno la metà, capitanate da UnoAerre), attimo per attimo. Ogni scena un momento di vita quotidiana, per quanto interpretato da bellezze che tutto sono meno che quotidiane, ogni scena un gioiello diverso, sul quale le telecamere fanno zoom, anticipando la presentazione dell’azienda che l’ha prodotto e il nome del prezioso.

Tutto molto ben confezionato, con le modelle colte nelle pose più diverse: al risveglio, la mattina mentre si preparano, sulla panchina del giardino con aspetto da eteree donne preraffaellite, sul divano con una rosa in mano, sulla scalinata dell’atelier mentre la discendono come farebbero con una passerella del pret-a-porter, appoggiate a una sbarra con sguardo da bella e impossibile. Un effetto di livello, ora bisogna vedere con quali risultati economici e di immagine.

Lo scopo, inutile dirlo, non era solo di mettere in mostra un set virtuale, quanto piuttosto di catturare l’attenzione dei buyers di mezzo mondo cui tutto questo sfoggio di glamour era destinato. A Ieg, tuttavia, non sanno ancora dire quale sia stata la risposta concreta del pubblico esperto cui le immagini si rivolgevano in prima battuta. Non si sa dunque se ci siano stati ordini capaci di tradurre in affari il susseguirsi delle modelle e dei gioielli. Alle 13,30 è tutto già finito, ma la risposta vera si vedrà nei prossimi giorni. Nella speranza che sia una ripartenza vera e non solo l’illusione di 25 minuti carichi di fascino.