
Lo scrittore Silvano Vinceti rilancia la sua tesi su Ponte Romito e la Gioconda
L’onda anomala per tagliare la testa alla Gioconda? No, per fortuna Monna Lisa la testa ce l’ha bene sul collo, tanto da resistere ogni giorno all’impatto di migliaia di turisti. Turisti che si chiedono tutto meno da dove Leonardo abbia ripreso il ponte dietro la spalla sinistra della donna. E invece Silvano Vinceti, scrittore con la passione degli scoop storici e artistici, vive per questo.
Già una volta aveva provato a smontare l’ipotesi che quelle arcate non fossero di Ponte Buriano ma di Ponte Romito, a Laterina, per fortuna sempre e comunque nostro. Ora rilancia con il suo ultimo libro "La Gioconda svelata": e arriva da una strada diversa allo stesso traguardo. Stavolta il grimaldello sarebbe un antico muro in pietra per la captazione delle acque dell’Arno: bene, quel muretto genererebbe un’onda, l’onda anomala per l’appunto, o comunque un gorgo. E quello sarebbe visibile sia in uno studio preparatorio di Leonardo sia nel dipinto conservato al Louvre.
La canna fumante? Non ce l’ha, è chiaro, perché alla fine qualsiasi ricostruzione deve alimentarsi di dubbi: ma Vinceti cita il ritrovamento di un antico muro in pietra per intercettare le acque dell’Arno, utilizzato in passato per alimentare un mulino documentato già nel periodo compreso tra il 1501 e il 1504. E questo muro sarebbe esattamente a valle del ponte Romito.
"Non vi erano finora documenti certi sul periodo di costruzione e attività del mulino - spiega Vinceti all’Adnkronos - ma ora, grazie a nuove fonti, sappiamo che fu edificato prima del 1300 dai monaci della Badia di Santa Maria in Alpe - San Galgano del Pratomagno, con il sostegno della famiglia degli Ubertini". E per non lasciare nulla al caso aggiunge che "quel dettaglio idraulico era già stato notato dallo storico dell’arte Carlo Pedretti". Ma forse è troppo facile vincere così. Pedretti, ricorderete, era il grande amico e ammiratore di Carlo Starnazzi, il professore dello scientifico che l’ipotesi Ponte Buriano l’aveva studiata e analizzata fino al microscopio, capitalizzando l’intuizione dell’avvocato Cesare Mafucci. Carlo purtroppo non c’è più ma c’è da immaginare che davanti a quel gorgo avrebbe scatenato tutta la sua "macchina da guerra". In una vicenda che ormai ci abitua ad una sorpresa al giorno. I riconoscimenti del ponte sono arrivati dal Lago di Como, per l’esattezza dall’area compresa tra Lecco, il Lago di Garlate situato a sud di quello principale puntando sul ponte Azzone Visconti, simbolo della città lombarda.
E il cappello sul ponte lo hanno lanciato anche da Bobbio, più famosa per essere il paese di Marco Bellocchio ma di sicuro non disdegnerebbe questo "aggancino" con Leonardo. Ma Vinceti in questo campo è un osso duro. Prima si era messo a cercare i resti mortali del conte Matteo Maria Boiardo. Poi si era concentrato su auelli del Petrarca, di Pico della Mirandola, di Poliziano, di di Leopardi. Non solo: lavora a ricostruire il volto di Dante, dello stesso Pico: e la sua ultima impresa era stata quella di ritrovare i resti snche del Caravaggio, e sappiamo quanto la morte dello straordinario pittore sia controversa. Ma niente è troppo per Vinceti, che gira gira torna spesso e volentieri sugli sfondi Leonardo.
Non solo il ponticello sulla spalla di Monna Lisa ma anche lo scenario della Vergine delle Rocce: anche lì Starnazzi aveva lavorato sodo, accreditando molto il profilo di una bella fetta del Valdarno, quella straordinaria delle Balze. E senza essere ispirato da nessun mulinello nei torrenti intorno.