
di Erika Pontini
A 90 anni compiuti da tre giorni appena, in un’aula di udienza deserta del piccolo tribunale di Arezzo, lui assente, il faccendiere dei misteri Flavio Carboni incassa la sua seconda condanna in primo grado e stavolta ’solo’ per ricettazione, in una vita costellata da intrighi, arresti e processi che attraversano la storia nera del paese. Per il resto il suo casellario agli atti (almeno fino al 2018) era incredibilmente ’pulito’. Dall’indagine per l’attentato all’allora vicepresidente del Banco Ambrosiano commissionato alla Banca della Magliana, ai sospetti circa l’omicidio del banchiere Roberto Calvi trovato impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri, alla P3 (è in corso l’Appello) fino alle accuse dei pentiti che lo volevano anello di congiunzione tra la mala romana e la mafia di Pippo Calò. Carboni è quasi uscito indenne da 50 anni di affari occulti e legami pericolosi per poi finire imputato, e condannato ieri mattina, a 2 anni e 4 mesi di reclusione per aver ricevuto i bonifici della Vertigo provenienti da operazioni false della galassia Geovision, prima del crac.
Circa cinquecentomila euro tra 2013 e il 2014 che finirono materialmente sul conto intestato all’ex moglie Maria Laura Scanu Concas, condannata a sua volta. Secondo la procura si trattava di provviste sporche per scalate imprenditoriali (Cantarelli e lo stesso Arezzo Calcio): ma i giudici hanno stabilito, assolvendo tutti perchè "il fatto non sussiste", che dietro alle operazioni finanziarie, non si nascondeva un progetto criminale condiviso, facendo quindi saltare l’associazione per delinquere.
A inguagliare Carboni, facendolo tornare alla ribalta dopo anni di silenzio furono accertamenti sulle false fatture delle Dogane di Perugia. Ma l’indagine fece emergere lo strano incontro romano tra l’allora vice-presidente di Banca Etruria Pier Luigi Boschi, padre dell’allora ministro Maria Elena, e Carboni, mediato da Valeriano Mureddu. Quest’ultimo sarebbe stato il tramite di un summit che doveva servire per trovare un nuovo direttore generale alla banca in difficoltà. Nel corso dell’istruttoria dibattimentale infatti è stato sentito come testimone lo stesso Boschi senior. Entrò in contatto con il gruppo di faccendieri tramite Cetoloni prima per il fondo del Qatar e poi - ha riferito lui stesso nel corso dell’esame - per trovare un sostituto alla direzione generale (rapporto risolto nel 2014).
Mureddu sarà arrestato nel 2017 e ieri condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione per la bancarotta, anche preferenziale, della Geovision, l’azienda di imballaggi di Badia Al Pino, e evasione insieme all’altro personaggio anomalo di questa vicenda: Giuliano Michelucci nella sua disponibilità venne trovata una parte di archivio di un’attività di dossieraggio con 3800 schede, inizialmente iscritta dalla procura di Perugia per violazione della Legge Anselmi e, in seguito archiviata. Michelucci è stato condannato a 2 anni e 2 mesi di reclusione sempre per ricettazione di 223mila euro con lo stesso meccanismo dei bonifici di Vertigo.
Il tribunale ha invece assolto Mureddu in totale da 10 capi di accusa (per tre è stato condannato). Carboni invece è stato ritenuto estraneo dall’imputazione di autoriciclaggio per aver tentato di riacquistare con i soldi delle false fatture un suo ex appartamento finito all’asta e i diritti del brevetto industriale per la produzione del grafene, un materiale a 2D: un foglio di carbonio dello spessore di un atomo.
Al termine del processo la procura aveva chiesto la condanna di Mureddu a cinque anni di reclusione e di Carboni a quattro anni. Assoluzione totale per Carlo Costantini, implicato nell’affaire grafene e difeso dall’avvocato Paolo Favini. I presunti complici di Mureddu, Emiliano Casciere e Gianluca Cetoloni, avevano già definito le accuse in sede di patteggiamento.
"Sono soddisfatto, ma voglio dimostrare la mia innocenza fino in fondo. I reali responsabili hanno accettato una pena già passata in giudicato, rinunciando a difendersi. Io ho scelto di difendermi con tutte le mie forze e continuerò a farlo in appello", ha detto Mureddu uscendo dal tribunale. "Su 13 capi ne sono caduti 10 ed è stata cancellata l’associazione. Attendiamo le motivazioni per valutare di ricorrere in appello", commenta l’avvocato Francesca Pieri. Le fa eco la collega Nicoletta De Santis: "Leggeremo le motivazioni per impugnare la sentenza".
Non è escluso che anche la procura decida di farlo.