
Simone
De Fraja
Secondo Leonardo Bruni, che scrive la biografia di Dante quasi a cento anni dalla sua morte, recuperando anche la testimonianza di Dino Compagni, l’Alighieri era ambasciatore a Roma presso Bonifacio VIII quando a Firenze i Guelfi Neri ne sancirono l’esilio. Pertanto, rientrato in Toscana “ non vedendo alcun riparo” ritenne di legarsi agli altri banditi da Firenze e dunque “il primo accozzamento fu in una congregazione delli usciti, la quale si fe’ a Gargonsa”.
A prescindere se Dante si trovasse a Firenze, o meno, al momento della propria condanna all’esilio, egli si diresse comunque, come molti dei fuoriusciti, verso i territori dell’aretino, verso l’Arezzo di Uguccione della Faggiuola e del vescovo Ildebrandino da Romena, verso dunque una politica avversa a quella di Firenze. Il Compagni, testimone contemporaneo, conferma questa migrazione dei fuoriusciti verso territori filoghibellini vicini ma non attesta la presenza di Dante a Gargonza; tuttavia, non v’è da dubitare delle parole del Bruni il quale, comunque, si rivela attendibile fonte di notizie per altri episodi della vita di Dante.
Dunque, nel 1304, la Parte dei Bianchi cacciata da Firenze, si sarebbe organizzata proprio a Gargonza in una grande assemblea in cui sarebbe stato anche stipulato l’accordo fra fuoriusciti guelfi e Ghibellini, in funzione anti-nera; inizialmente, a capo della lega venne posto Alessandro da Romena, non già “l’anima trista” invocata dal falsificatore di fiorini Mastro Adamo di Romena, nell’Inferno, ma verosimilmente un cugino di costui, deceduto lasciando eredi i figli Guido e Oberto da Romena. Ai giovani eredi Dante destinò una accorata missiva sottolineando che non sarebbe potuto star loro vicino nel momento del dolore “per improvvisa povertà che dall’esilio mi venne”.
Dopo essere stata coinvolta e contesa in giochi di potere sul confine tra il Comune di Arezzo e di Siena, come avvenne per la fortificazione di Poggio Santa Cecilia, contesa tra i Ghibellini e collegati avversi al Comune di Siena, Gargonza fu stretta in assedio nel 1307 dai Fiorentini che si erano riversati nell’aretino, unitamente ai collegati senesi, percorrendo la Valdambra lungo la quale assaltarono e guastarono presidi del Comune di Arezzo e degli Ubertini, come scrive Villani. Il Comune di Siena inviò, inoltre, maestranza specializzata “a guastare le mura di Gargonsa”.
Era pertanto necessario, per liberare Gargonza, un diversivo, da parte dei Ghibellini; la manovra fu posta in atto da Napoleone Orsini, che, giunto dalla Romagna, nell’aretino aveva radunato “gli usciti bianchi e ghibellini di Firenze e dell’altre terre di Toscana”. Egli, alla testa di un cospicuo contingente, prese la via del Casentino giungendo in vista di Firenze per fingere un imminente assalto. I Fiorentini, richiamati gli armati in città, temendo un imminente attacco dell’Orsini, la stessa “sera, quasi di notte, si partirono disordinatamente e tutta la notte cavalcarono”, abbandonando l’assedio di Gargonza.