REDAZIONE AREZZO

Gaia, morta nel sonno a 18 anni, assolto il primario: la rabbia della mamma

«Fatta cattiva giustizia». Il medico le disse di non operarsi. Aula gremita dai compagni di classe. Il pm aveva chiesto tre anni. Lei era figlia dell'avvocato Bendoni

Gaia Bendoni

Arezzo, 30 giugno 2017 - Era morta nel sonno, a 18 anni, in un attimo. Ma secondo il giudice non per colpa del cardiologo. Il professor Luigi Padeletti, ex primario di aritmologia di Careggi ora a Milano, è stato assolto dal tribunale di Firenze con la formula 'perché il fatto non sussistè nel processo per la morte di Gaia Bendoni, una 18enne affetta da un difetto congenito del cuore, deceduta nel sonno il 24 ottobre 2011.

Padeletti era finito sul banco degli imputati con l'accusa di omicidio colposo. Il pm Andrea Cusani aveva chiesto una pena di tre anni di reclusione. Gaia Bendoni, affetta da blocco atrio ventricolare completo congenito, era seguita da un cardiologo di Bibbiena.

Il medico l'aveva indirizzata a Padeletti, che la seguiva presso la clinica Villa Donatello di Firenze, affinché valutasse l'opportunità di sottoporre la ragazza a un intervento di impianto di un pacemaker. Secondo l'accusa, con la decisione di non procedere all'impianto Padeletti avrebbe violato le linee guida nazionali ed europee. Dalle relazioni presentate dalle consulenze della difesa invece non erano emerse violazioni delle linee guida.

Una sentenza che l’avvocato Fabio Anselmo - il legale della famiglia Bendoni di Bibbiena, noto per i casi Aldrovandi, Cucchi e Magherini - è già sicuro di appellare. Profilo basso, invece, per i legali di Padelletti, Giovanna Bogani e Flavia Maggini. «Posso solo dire – dice l’avvocato Maggini - che è stato un processo difficilissimo, sia dal punto di vista tecnico-giuridico, sia da quello emotivo».

Disperata la mamma di Gaia, Anna Danesi: «E’ stata fatta malagiustizia, la sentenza che aspettavamo da sei anni, è arrivata dopo pochi minuti di camera di consiglio, mai vista una cosa del genere. Rispetto per i giudici, ma sono sotto choc». Nell’aula, insieme ai genitori, anche tanti compagni di classe della ragazza, ammutoliti dopo la lettura del verdetto.