DIEGO D’IPPOLITO
Cronaca

Frazioni condannate a restare senza fibra

Si tratta di "aree a fallimento di mercato" dove servirebbero i finanziamenti di Stato. Ma manca la firma sulla convenzione con Open Fiber

di Diego D’Ippolito

Tremila abitazioni, forse non avranno mai la banda larga. Case sparse nel comune di Arezzo, difficili da raggiungere e in territori dove al soggetto privato costerebbe troppo portare i cavi per allacciare la rete. Traducendo: quello che si può guadagnare nel tempo dalle tariffe non riuscirebbe a coprire i costi sostenuti.

È proprio per questo motivo secondo il piano Bul (Banda ultra larga per cui in tutta Italia è stato completato il 31% dei cantieri) del minstero dello sviluppo economico, in quelle aree è necessario intervenire con i soldi dello Stato, perchè la rete è un diritto ed è diritto delle persone che abitano lontano dai centri abitati popolosi, avere la possibilità di poter lavorare o studiare da casa. La pandemia tanto ha insegnato sul tema e Dad e smart working hanno fatto emergere la fragilità del sistema e le difficoltà a restare connessi.

Il piano del ministero è stato recepito e sfruttato in tutta la Toscana, tranne che ad Arezzo, dove ancora non c’è la firma con Infratel, la società in house del ministero che mette a disposizione 171 milioni per dare copertura alla Toscana.

In provincia di Arezzo sono 35 i comuni nel piano per le zone a fallimento di mercato e tutti hanno aderito al patto. Sono le cosiddette aree bianche, quelle a fallimento di mercato e dove i privati, come detto, non trovano conveniente posare la fibra. Ma al momento restano fuori le frazioni del comune di Arezzo. Ecco l’elenco: Meliciano, Ponte Buriano, Monte Sopra Rondine, Quarata, Venere, Campoluci, Patrignone, Giovi, Ponte alla Chiassa, Lentignano, Palazzo del Pero.

Si tratta di tremila unità immobiliari, dove, successivamente alla fima Opne fiber, sarebbe stata pronta ad intervenire portando la banda larga a costo zero per i cittadini, una rete pubblica e in gestione a Open Fiber per i primi venti anni.

Le cose vanno un po’ meglio, ma non benissimo in città, dove al momento l’obiettivo di Open Fiber di servire 36mila abitazioni è centrato per metà.

Nel 2019 il Comune di Arezzo ha siglato una convenzione con Open Fiber - partecipata da Cdp e da Enel - che prevedeva di portare la fibra in tutta la città entro marzo 2021. Ovviamente l’obiettivo non è stato centrato a causa del blocco dovuto alla pandemia e nella prossima primavera è in fase di definizione il rinnovo della convenzione triennale. Il budget messo a disposizione da Open Fiber è di 14 milioni, ad oggi i lavori sono a metà e tra il Comune e Open Fiber c’è un dibattito in corso sul tipo di scavi e soprattutto sul riprisitno degli stessi una volta posata la fibra. I famosi rattoppi.

Ovviamente, nel corso del tempo le risorse messe a disopsizione potrebbero non essere sufficienti a raggiungere il target prefissato, dipende dai costi realmente sostenuti e quelli che si dovranno sostenere soprattutto in centro storico.

Ci sono quartieri della città dove è sicuramente più complesso portare i cavi di ultima generazione: scavare potrebbe creare delle problematiche di difficile risoluzione nelle aree antiche dell’acropoli.

Intanto in città ci sono anche altri operatori che stanno intervenendo per la posa della fibra.

Tra questi c’è Estracom, una società della galassia di Estra che ha realizzato reti in fibra ottica in tecnologia FTTH nelle zone industriali aretine di Pratacci, via Calamandrei e San Zeno. Si tratta di un investimento di 725mila euro. Nelle tre aree, Estracom ha posato 40 chilometri di cavi in fibra ottica, 27 chilometri di infrastrutture, garantendo la copertura in fibra ottica di quasi 1.900 unità immobiliari business.