
Fimer, la protesta va in trasferta Operai in pullman a Vimercate Fabbrica occupata altri sette giorni
di Lucia Bigozzi
Si parte all’alba dalla fabbrica occupata. Martedì: due pullman, un centinaio di lavoratori Fimer, destinazione Vimercate, quartier generale della proprietà che rilancia con un concordato, già bocciato da operai e sindacati. L’assemblea nello stabilimento di Terranuova dove il presidio va avanti giorno e notte ormai da ventiquattro giorni, serve ad aggiornare sullo stato delle cose, al momento in stand by. Si attende che a Milano sia nominato un giudice e fissata l’udienza ma il trascorrere dei giorni senza notizie amplifica l’angoscia dei 280 operai, alle prese con la fatica della lotta per difendere il lavoro e lo stabilimento. Sono gli operai con qualifiche tecniche e competenza a fare della Fimer la prima azienda nel settore degli inverter fotovoltaici. Spezzare l’attesa, alzare il livello di attenzione sulla vicenda che tiene in bilico centinaia di famiglie, anche nell’indotto valdarnese. Spezzare la preoccupazione raggiungendo il luogo dove si deciderà tutto: nella manifestazione a Vimercate c’è anche un valore simbolico non meno importante. Per questo, nei piani della "missione" c’è un doppio appuntamento: un sit in nella piazza cittadina e davanti al tribunale. Chiaro l’obiettivo: sensibilizzare chi dovrà decidere a farlo in fretta.
L’occupazione della fabbrica è confermata fino al 30 giugno, ma tra i lavoratori che rinsaldano la compattezza, comincia a crearsi qualche crepa. C’è chi vorrebbe tornare al lavoro anche se l’azienda è in deficit di liquidità sugli approvvigionamenti di materie prime e c’è poca certezza sul pagamento degli stipendi. Per ora, si va avanti è l’imperativo dalla fabbrica occupata. Intanto, i sindacati in una nota replicano alle accuse del cda di rendere impossibile le trattative perché con la fabbrica occupata la produzione è bloccata. "Non sono i lavoratori a compromettere il futuro dell’azienda. Lo dimostra non solo il provvedimento del tribunale da cui emerge la drammatica situazione economico-finanziaria, ma anche la nuova richiesta di concordato basata esclusivamente su ennesime manifestazioni di interesse, non su accordi certi", scrivono Cgil, Cisl e Uil. Puntano su un aspetto: "Le aziende della logistica e stoccaggio della materia prima, sono ferme e non garantirebbero l’approvvigionamento dei componenti per le linee produttive perché già da tempo lamentano mancati pagamenti. L’attuale autonomia è riconducibile a due-tre giorni per solo alcune linee di prodotto. I fornitori in assenza di pagamenti non garantirebbero nuove forniture".
E ancora: "Le ditte in appalto sono nelle stesse condizioni. In questi giorni stanno scadendo importanti licenze per la gestione, soprattutto per l’assistenza ai clienti e non sappiamo se ci sono le risorse economiche per provvedere ai rinnovi". Per i sindacati "l’azienda è tecnicamente ferma dal 31 di marzo e questo ben verificabile da quanto definito dal giudice di Arezzo".