
La festa della maturità
Arezzo, 17 giugno 2021 - «Sta andando bene»: un bidello si affaccia dal balconcino del Liceo Artistico e lancia il suo messaggio alla piccola folla che si accalca fuori. Uno dei tanti «figli della Dad» è in aula con la mascherina sul banco e i prof raccolti intorno come in una mischia spontanea. E chi aspetta sta sulle spine. E’ la maturità dei tempi del Covid. Meno tesa di un anno fa, quando quell’orale isolato era stato il primo ritorno in classe dopo il lockdown.
Ma basta a trasformare l’atmosfera di un mercoledì’ mattina. Passi da un istituto all’altro: cambiano i volti, cambiano le location ma la sostanza no. In aula può entrare solo un accompagnatore, non di più. E ti immagini i derby in casa, tra il babbo e la mamma, tra una sorella e una cugina, spesso risolti dando la precedenza all’amica del cuore. Ma tutti gli altri non si arrendono, anzi: si organizzano.
I genitori costretti a seguire l’esame «per radio» (il bidello o l’amico di turno) sono lì, ad un metro dal portone. Dalla linea che è vietato varcare. Ad esempio in Porta Buia, la culla del Liceo Colonna, bastano una ventina di persone a colorare il marciapiede. I familiari li riconosci tra tutti ma dentro ci sono parenti fino alla terza generazione. Dall’interno, qui come allo Scientifico e ovunque, a ricucire l’aula magna con la strada ci sono i cellulari.
Basta un whatsapp dall’accompagnatore e l’aula si allarga come una navata del Duomo. «Bene»: ma se il messaggio è un filino ambiguo, come spesso succede nella sintesi del piccolo schermo, fuori cominciano a scorrere i film più diversi. «Si sarà impappinato? Ci diranno la verità?».
Dentro i primi sono arrivati prima delle 8, per non rischiare grosso. Quest’anno non ci sono neanche le date suppletive, chi salta l’esame rischia grosso. E chi è in quarantena di farlo da casa. Al Pier della Francesca una classe è stata sfiorata dalla carezza della Dad: ma è in calendario dopo metà mese e i ragazzi dovrebbero farcela ad essere interrogati in presenza. Due le linee seguite in aula.
I più piazzano lo studente al centro e i banchi dei prof intorno, calcolando i classici due metri che permettono di abbassare la mascherina. Ma c’è anche chi «regala» la cattedra al candidato, che così spazia sulla lavagna, meglio se elettronica. Al Classico i portici sono una festa. Ma attenzione, perchè metà delle commissioni escono in via Carducci: se sbagli perdi il sorriso del’anno.
Una famiglia si regala la foto di gruppo con il proprio «gioiello», la prima maturanda del liceo. Dappertutto spumante e champagne: chi ha perso per due anni gite, gavettoni, feste ha diritto a non passare inosservato, a godersi la festa pur un po’ mutilata. All’Itis alcune ragazze sfoderano mazzi di fiori da fare invidia alle lauree. Per la maturità finora erano eccezioni ma tutto serve a ridare agli studenti parte di quello che hanno perso.
Alla Badia il portone centrale di Ragioneria è chiuso con il lucchetto, anche qui devi inseguire l’uscita giusta. Allo Scientifico ci sono più varchi che al Colosseo: e fuori si muovono famiglie ed amici. L’aula magna viene lasciata aperta per allentare il caldo ma con due bidelli «di guardia» perché le regole siano rispettate. I più neanche sanno chi è interrogato: per la privacy, altro totem dei nostri giorni, il calendario va solo nel registro elettronico.
E così saranno invisibili anche i voti, i 60 (il massimo di una volta, il minimo di oggi) come i cento. Ma per un giorno la festa è uguale per tutti: il brindisi di papà resiste agli assurdi della privacy, i fiori del fidanzato o della fidanzata sono meglio della lode offerta con il braccino dalla commissione