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Ferragamo, l’affare ormai è fatto In via Galvani il maxi-centro dei vini

L’imprenditori, per 16 anni alla guida di tutto il gruppo di famiglia, era presente alla firma del contratto. Rileva la Saiec, azienda finita in concordato fallimentare e che così sana completamente la sua posizione

Quelle vetrine sono vuote da anni. Sono le stesse alle quali si incollavano occhi golosi per scegliere, o magari sognare, una nuova auto, per la vita o almeno per diverse stagioni. Lì dietro presto nascerà un centro di distribuzione mondiale dei vini.

E’ lo sbarco della famiglia Ferragamo in città: lo avevamo preannunciato ieri, quando la fumata bianca dal camino dell’economia aretina cominciava a gettare le sue prime volute. Ora ne abbiamo la certezza. L’affare è fatto. L’altra faccia di un’azienda familiare che ha ridato smalto al Borro, il piccolo borgo all’inizio del Valdarno, raddoppia il suo raggio d’azione: e stavolta si va a insediare nella zona industriale.

Lì c’era la Saiec ed era in generale uno degli spazi proprio per concessionarie d’auto, tra l’altro uno dei tanti in quell’angolo di città. Siamo in via Galvani, che parte dal raccordo, sfiora l’area Lebole e quindi si immerge in lunghezza più o meno fin dove arrivano, imprese, capannoni, impianti artigianali.

Tra questi la Saiec, lo stabilimento un tempo florido poi finito in concordato fallimentare, per le evoluzioni a volte quasi inevitabili delle vicende produttive ed economiche. Concordato che era stato definito nel febbraio del 2015: dopo sette anni la vicenda trova il suo lieto fine.

Lieto perché è un’operazione nell’interesse di tutti: di chi vende, e quindi a questo punto è in grado di sanare completamente la propria posizione, del liquidatore giudiziale. E di chi rileva lo spazio ed è pronto a farne un trampolino di lancio, in questo caso addirittura verso il mondo.

Alla firma del contratto c’era anche Ferruccio Ferragamo, l’imprenditore fiesolano che per sedici anni ha guidato tutto il gruppo di famiglia.

Quello messo su dal padre Salvatore, un pioniere assoluto: emblema di un’epopea che era una sceneggiatura da film prima ancora di scriverla. Dove trovi un soggetto migliore per Hollywood di un ciabattino che inventa i tacchi a spillo e riesce a far fortuna avendo tra i clienti le dive più grandi dell’epoca? Impossibile.

Da erede Ferruccio, oltre a tenere sempre dritto il volante dell’azienda, si è occupato di arte, grandi restauri, solidarietà. E si è innamorato del Borro: una "chicca" rilevata nel 1993 da Amedeo d’Aosta. E mentre il duca si lasciava alle spalle il suo "regno" per trasferirsi a Meliciano, Ferragamo lo avrebbe valorizzato. Sia come angolo turistico di eccellenza che come centro di produzione del vino.

Protagonisti, secondo la staffetta propria alla famiglia, Salvatore e Vittoria, due dei cinque figli. Con criteri che ammiccano al futuro: dai vigneti, biologici alla biodiversità. Ora si apre un altro capitolo: la distribuzione del prodotto ad ampio spettro. Aprendo per questo la "finestra" di via Galvani. E insieme lo scenario di un altro nome (anzi cognome) forte sul futuro dell’economia aretina.

Alberto Pierini