CLAUDIO ROSELLI
Cronaca

Fenomeno pesca di frodo. Minaccia per Montedoglio. Il caso finisce in Regione

Di recente alcuni pescatori sportivi hanno scoperto nella zona di San Pietro. Interrogazione di Casucci: "Subito interventi per contrastare questa pratica".

Il bracconaggio ittico nuoce all’ecosistema del bacino artificiale della Valtiberina. e allo stesso tempo ben si presta al rischio di infiltrazioni illegali e di traffici illeciti

Il bracconaggio ittico nuoce all’ecosistema del bacino artificiale della Valtiberina. e allo stesso tempo ben si presta al rischio di infiltrazioni illegali e di traffici illeciti

di Claudio Roselli

Ancora un caso di pesca di frodo nel lago di Montedoglio, ma stavolta la questione è approdata in consiglio regionale a Firenze. Di recente, alcuni pescatori sportivi hanno scoperto nella zona di San Pietro (versante a sud della diga) oltre tre chilometri di reti pronte per essere gettate in acque e poi sequestrate dai carabinieri forestali per essere infine smaltite in base all’iter previsto. Anche nel luglio del 2017 la Forestale arrestò di notte una banda di rumeni. Il tema della pesca a Montedoglio e delle sue potenzialità è stato oggetto sabato scorso di un convegno tenutosi a Pieve Santo Stefano nell’ambito della Sagra del Prugnolo, dove è stato evidenziato che la pesca di frodo nuoce all’ecosistema del bacino artificiale della Valtiberina (ricordiamo che le reti scoperte erano state gettate nel periodo di riproduzione dei pesci nel punto in cui l’acqua è più bassa) e allo stesso tempo ben si presta al rischio di infiltrazioni illegali e di traffici illeciti.

A Pieve era presente anche il consigliere regionale Marco Casucci di "Noi Moderati", che ha presentato una precisa interrogazione: "Il lago di Montedoglio – ricorda Casucci – rappresenta un’importante risorsa ambientale e un rilevante patrimonio ittico per il territorio delle province di Arezzo e parte di quelle di Perugia e Forlì-Cesena. Negli ultimi anni, si sono susseguite numerose segnalazioni da parte di cittadini, pescatori sportivi e associazioni locali che hanno denunciato l’aumento della pesca di frodo nelle acque della diga – sottolinea – e le attività di bracconaggio includerebbero l’utilizzo di reti e strumenti illegali, pescate notturne non autorizzate".

L’attività illegale compromette anche le attività di pesca sportiva e turistica regolare e rappresenta un pericolo per la biodiversità e la sicurezza ambientale dell’area. I controlli e la vigilanza sono insufficienti a causa della carenza di personale e di risorse dedicate alla sorveglianza del bacino: le stesse forze dell’ordine locali, in collaborazione con le guardie ittiche volontarie e le associazioni di pesca, avrebbero segnalato la necessità di un intervento più strutturato da parte della Regione.

"Ho chiesto alla Regione quali siano le azioni che finora sono state messe in campo per contrastare questa pratica illegale" conclude Casucci".