Febbre tifo: guerra di pigne, brividi alle Logge

Tensione lungo il corteo, corrono i carabinieri. Muro di folla come agli Europei, piene terrazze. Il look da movida si fonde ai colori del cuore

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di Alberto Pierini

Chi passi passi loro mangiano. Che sia Scortecci, con i primi capelli grigi sulle tempie, o sia il Rauco spezza-lance, ai tavolini di via Roma la cena non si interrompe. Intorno hanno una folla da stadio, sovrapponibile a quella della finale degli europei: allora c’era chi scalava il semaforo, ora un paio di bambini si arrampicano all’angolo dell’ex Etruria. E se l’insegna non fosse diversa il tempo sembrerebbe aver cancellato la bufera che ha stravolto la città.

L’altra bufera, quella del Covid, almeno la Giostra la rimuove. Ci sono migliaia di persone lungo il corteggio.Non arriviamo a contare 5 mascherine, la distanza sociale è tornata al solito pacchetto di mischia. A tratti aggressivo come quello del rugby. I tifosi di Santo Spirito disegnano una curva compatta, in piazzetta Sant’Adriano. "Il destino può mutare, la nostra natura mai" detta uno striscione che mescola cronaca e filosofia.

Ma di filosofia ne resta poca al passaggio di Colcitrone e del Rauco "spezza-lance". Una selva di fischi, roba da loggione della Scala. Qualcuno dei cavalieri di casata viene preso di mira, un paio rispondono: la tensione schizza in su, il tifo si muove come un’onda, fin quasi a metà strada. I carabinieri si stringono a morsa. Decisivi per evitare il contatto. Ma aiutati dai cavalieri della Colombina: la rabbia si trasforma in tifo e si scioglie nei 30 gradi della quasi Giostra.

Sant’Andrea ha conquistato la terrazza sopra le Logge: sventola un bandierone, tipo Elio e le storie tese, e soprattutto apre il fuoco. Spari? No, fogliettini di carta, rigorosamente bianchi e verdi: all’arrivo dei propri beniamini colorano la zona blu di tinte anomale. Ai tavolini si mangia, si mangia forte. Da sedere nessuno vede niente: se non una selva di lance che sormontano le teste di chi si assiepa al passaggio. Il top lo raggiunge un signore: per non alzarsi si collega a Teletruria col telefonino e segue la realtà dal piccolo schermo virtuale. Un genio.

Un genio che si mescola ad un trionfo di colori, non solo sociali: il giallo della protezione civile, i cappellini rossi dell’associazione carabinieri, il verde della racchetta. Colori ai quali stanno attentissime le ragazze: la Giostra di sabato diventa un mix folgorante tra la tenuta da movida e i simboli del cuore. Gonne corte, scollature inderogabili ma fazzoletti e coccarde come accessori. Una vita a due livelli: da una parte l’evento sfilata, dall’altra la selva di telefonini a riprenderla. E dopo un secondo la verifica che le immagini siano venute bene. Ci sono bambini tirati sulle spalle per fargli vedere qualcosa. Ma ci sono soprattutto cellulari issati come il "quelo" di Guzzanti, un muro di giga a cielo aperto. Cielo sotto il quale a inizio sfilata, a San Domenico, si era scatenata la guerra di pigne: nel vicolo del Balilla, tra Sant’Andrea e Colcitrone.

Nei giorni della guerra che uccide la selva di pigne fa l’effetto della guerra dei bottoni. Che fuori dello scontro muscolare evapora. Intorno al corteggio i quartieristi fanno muro. Fuori si mescolano. Alle code per un panino, gialloblù o giallocremisi aspettano insieme di mangiare. Chi è ai tavolini, aspetta solo il conto. Come una città riafferrata dal vortice del tifo.