Fallimento per Chl: e ora Terra trema davvero

La sospensione del titolo, poi l’amministrazione giudiziaria e il crac. La società controllava la compagnia aretina. Che succede di un management quasi unico?

Maria Grazia Cerè

Maria Grazia Cerè

Arezzo,22 gennaio 2020 - Stavolta l’avventura di Chl, la società fiorentina che controlla anche Terra Spa, azienda aretina delle telecomunicazioni legata a un ramo della famiglia Landi, è davvero il capolinea. Il tribunale di Firenze ha infatti accolto l’istanza di fallimento che era stata avanzata dalla procura, nelle persone dei due Pm Christine Von Borries e Fabio Di Vizio.

Vincenzo Pilla, che era già uno dei due amministratori giudiziari, nominati appunto dal tribunale alla vigilia di Natale, si trasforma così nel curatore fallimentare, estromettendo definitivamente il vecchio mangement, da Sauro Landi a Maria Grazia Cerè, che è sostanzialmente anche quello di Terra Spa. La domanda a questo punto è inevitabile, almeno per quanto riguarda i riflessi aretini di una partita che si è giocata tutta davanti ai giudici fiorentini: che destino attende il board di Terra?

Può il curatore fallimentare mantenere in carica gli amministratori della piccola compagnia di telecomunicazioni e information technology al posto dei quali è subentrato nella società controllante? Le prossime settimane, insomma, si annunciano quantomeno calde, perchè il futuro di Terra, alcune decine di dipendenti, è quantomai incerto.

La crisi, del resto, si era progressivamente avvitata a partire dai primi di dicembre. Il titolo Chl, che fu una delle prime aziende italiane a lanciarsi nel campo del commercio on-line, nel 1994, quando il gigante Amazon era soltanto un sogno del futuro, era stato sospeso in Borsa dalla Consob, in attesa dei chiarimenti sul reale valore del titolo, per il quale si sospettavano numerose irregolarità.

Poi era arrivata, a stretto giro di posta, la richiesta di amministrazione controllata della procura fiorentina, con i Pm Von Borries e Di Vizio che contestavano una miriade di situazioni al limite o decisamente fuori, fra le quali anche il fatto che il vero dominus di Chl fosse Raimondo Landi, a suo tempo coinvolto nel crac di Eutelia, quello della compagnia telefonica che fu la quinta d’Italia e che poi era affondata, zavorrata del peso dei settori It rilevati da Bull e Getronics, la ex Olivetti.

Dopo che il tribunale aveva disposto, il 23 dicembre, l’amministrazione giudiziaria, azzerando le cariche sociali di Sauro Landi, presidente, e Maria Grazia Cerè, manager operativo, nominando Vincenzo Pilla e Barbara Molinari alla guida di Chl, erano arrivate il 31 dicembre alcune dimissioni eccellenti. Alberto Merelli, commercialista molto noto e assessore al bilancio del Comune, aveva lasciato il comitato di controllo insieme a Sabrina Bianchini, mentre Roberto Rondoni era uscito dal Cda ormai decapitato.

Il 9 gennaio, infine, l’udienza del tribunale fiorentino per la dicussione dell’istanza di fallimento della procura, con i Pm Von Borries e Di Vizio a difendere la loro richiesta, mentre per la vecchia gestione di Chl si erano presentati in aula la stessa Cerè con gli avvocati Aldo De Bellis e Alessandra Cacioli.

Loro avevano ovviamente negato che la situazione fosse prefallimentare, tanto che prima della decisione dell’amministrazione giudiziaria il Cda di Chl aveva approvato una serie di operazioni, poi revocate, per risanare una società in fase avanzata di decozione.

Non per colpa nostra, avevano spiegato fonti vicine al management, ma perchè in Chl abbiamo trovato già una situazione finanziaria disastrosa. Mosse e contromosse inutili ad evitare il fallimento, ora la parola torna alla procura per gli eventuali profili di bancarotta.