REDAZIONE AREZZO

Ex scalo merci, spunta un murales nel rifugio dei clochard

Ex scalo merci, spunta un murales nel rifugio dei clochard

E’ un angolo di città per gente "invisibile". Un riparo dal freddo e dalla pioggia, un rifugio dove dormire, rannicchiati in una coperta sotto la tettoia di quello che un tempo era lo scalo merci della stazione ferroviaria, nel centro della città. Oggi è un cantiere che la rete di recinzione rossa richiama all’occhio di passanti distratti. Ma a ben guardare, oltre quell’ostacolo di plastica, c’è una parete dove il racconto delle vite ai margini non muore. Un murales firmato "Zero", l’acronimo dell’artista, è la voce di chi ha dovuto lasciare quel giaciglio fatto di angoli umidi e spazi anonimi, che resta. E’ la storia di chi quegli angoli a un passo dalla stazione dove i viaggiatori vanno e vengono con trolley colorati e telefonini incollati alle orecchie, li ha vissuti come unico luogo nel quale riposare, pensare, raccogliere le forze, per poi riprendere il cammino senza meta. Quel murales ritrae un clochard che tende le mani per scaldarsi col calore di un falò che dà sollievo e accende una luce nel buio di esistenze senza identità. E’ come se l’opera restituisse a ognuno di loro un nome, un volto e la storia che forse vogliono dimenticare. Ma c’è.

LuBi