Salvatore Mannino
Cronaca

Ex Etruria, truffa dimezzata: la sentenza salva i dirigenti e 5 dipendenti, 4 condanne

Assolta la "cabina di regia", salta l'ipotesi di un sistema di premi e punizioni.per istigare a collocare subordinate, Ma in alcuni casi la vendita violò la legge penale

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Arezzo, 1 ottobre 2019 - Ha un sapore agridolce la sentenza della Truffa Etruria. Una bella punta di amaro per la procura, che si vede assolvere l’intera «cabina di regia», i quattro dirigenti accusati di aver istigato i subordinati a collocare più subordinate possibile senza guardare troppo per il sottile, e un retrogusto di dolce fin troppo ovvio per i loro difensori e per quelli di cinque dei direttori di filiale e semplici impiegati pure loro prosciolti.

Ma anche la pubblica accusa ha il suo premio di consolazione. Perchè quattro condanne ci sono e affermano il principio che la truffa sulle obbligazioni non fosse una fantasia dei Pm. Insomma, in almeno quattro casi la vendita delle subordinate violò la legge penale. Il giudice Angela Avila, cui era toccato in sorte questo processo simbolo, la cui sentenza è slittata di sei mesi, da marzo a ieri, legge il suo verdetto alle tre del pomeriggio.

Il colpo di scure tocca ad Alessandro Bartoli, Adalberto Campani, Laura Gambini ed Ede Polvani: 10 mesi a testa con la condizionale e la non menzione. A quel punto è chiaro che per tutti gli altri c’è l’assoluzione, prima che il magistrato finisca col suo dispositivo.

Naturalmente, i nomi che fanno rumore sono quelli dei quattro dirigenti che escono puliti da un anno e mezzo di dibattimento e con formula piena, perchè il fatto non sussiste. Sono Luca Scassellati e Federico Baiocchi Di Silvestri, per i quali il Pm Julia Maggiore aveva chiesto tre anni, più Luigi Fantacchiotti e Samuele Fedeli per cui ne erano stati sollecitati due.

Erano accusati di aver organizzato un sistema di premi e punizioni nel quale venivano incentivati i più solerti nel piazzare le due emissioni di bond dell’estate ed autunno 2013 poi azzerate dal decreto salvabanche, e penalizzati, anche col trasferimento, coloro che invece si mostravano riluttanti a piazzare i titoli.

Un capo di imputazione, l’istigazione alla truffa, che si basava principalmente sulla testimonianza di una promoter che aveva raccontato di essere stata spostata a Sansepolcro e privata del portafogli clienti dopo aver detto che lei in coscienza non se la sentiva di piazzare obbligazioni a rischio. Le difese però hanno portato testimoni secondo i quali le penalizzazioni furono il risultato dei suoi approcci per passare a una banca concorrente. Alla fine, probabilmente, la credibilità della protagonista ne è uscita minata. Ma bisognerà aspettare le motivazioni fra tre mesi.

Quanto ai semplici dipendenti e direttori di filiale, tutti accusati di truffa aggravata, si salvano Daniele Cammilli, Giovanni Di Gangi, Carla Cipriani, Stefano Poretti e Giovanni Evangelisti, per i quali il Pm Maggiore aveva chiesto la condanna a un anno. Indenni anche Gianni Bonomo, Giovanna Viti, Francesco Palomba, Michele Salvietti e Roberta Nocentini, per i quali già l’accusa aveva chiesto l’assoluzione.

Tra le storie che più avevano fatto rumore all’epoca, finisce col proscioglimento quella dell’ingegnere delle ferrovie che aveva visto andare in fumo mezzo miliardo, la più grossa perdita singola. Niente di fatto anche per il caso della vedova di Castiglion Fibocchi che aveva perso 85 mila euro investiti in favore della figlia disabile. Le condanne arrivano per due episodi relativamente minori da 30 e 40 mila euro.

E riaffermano il principio che la truffa va vista caso per caso. Ci sono ancora decine e decine di dipendenti sotto accusa in vari gradi: alcuni sono sotto inchiesta, altri già a processo. Il loro destino dipenderà anche dai principi giuridici che il giudice Avila, protagonista del filone pilota, darà nelle sue motivazioni.