di Gaia Papi
Aveva un milione e 100 mila euro nei conti dei complici, di cui lui era beneficiario, ma era sconosciuto al fisco. Una verifica fiscale, svolta dal Gruppo Guardia di Finanza di Arezzo, ha permesso di scovare un evasore totale. Non un volto nuovo alla giustizia. Torna, infatti, sotto i riflettori Roberto Meocci, conosciuto da tutti come il "re della truffa". 57 anni di Sinalunga, ma residente ad Arezzo, dove sta scontando i domiciliari, per una serie di truffe, per l’appunto. Un’attività di natura fiscale che fa seguito alle indagini di polizia giudiziaria nei suoi confronti. In questo caso le fiamme gialle aretine erano state chiamate ad indagare su una delle più clamorose truffe a sua firma, quella messa in piedi, tra il 2019 e il 2020, ai danni di un imprenditore milanese al quale, appunto, era riuscito a spillare le bellezza di un milione e 400 mila euro.
Al truffato Meocci era riuscito a far intravedere affari a sei zeri, forniture in esclusiva alla Casa reale britannica e contatti con facoltosi scozzesi con entrature a Buckingham Palace. Quindi era partita la richiesta di soldi per i motivi più disparati: la creazione di una società inglese, la partecipazione a una lucrosa asta al "Monte dei pegni di Milano" per assicurarsi una partita di Rolex, l’organizzazione di una dimostrazione ai convegni di un immaginario chirurgo plastico.
Con quei soldi, hanno scoperto i finanzieri aretini, si dava alla pazza gioia. Rolex, Rolls-Royce, hotel di lusso. Tutto serviva a costruire l’immagine di imprenditore di successo che "rivendeva" alle sue vittime. Lusso, ancora lusso, ma nessuna dichiarazione dei redditi. Le Fiamme Gialle gli contestano l’omessa dichiarazione di redditi per 1,1 milioni di euro, a cui corrisponde un’imposta evasa di circa mezzo milione. I finanzieri hanno ricostruito il percorso che quel tesoro aveva fatto. I soldi versati dall’imprenditore milanese finivano nel conto della compagna, che nei giochetti messi in piedi dalla coppia, si spacciava esperta di economia. Poi, ulteriori bonifici, precisamente di 250mila euro, sarebbero stati spostati nel conto della suocera di Meocci, denunciata per riciclaggio. Meocci, il finto autista e la compagna sono stati quindi denunciati per truffa, riciclaggio, sostituzione di persona ed autoriciclaggio, perché avrebbero investito parte del denaro in una società intestata alla compagna. A incastrarli la normativa del 1993, in base alla quale "qualsiasi accrescimento di ricchezza di fonte illegale deve essere soggetto – al pari delle attività regolari – a dichiarazione ai fini fiscali e al relativo pagamento del tributo". L’evasione di circa 500mila euro di tasse gli è costata l’accusa penale di omessa dichiarazione dei redditi.