Salvatore Mannino
Cronaca

Etruria, è la settimana della bancarotta bis: intanto ancora bufera sulla Boschi

In arrivo gli avvisi di chiusura indagini: altri crediti generosi tirati in causa e forse altri amministratori. Intanto Ghizzoni non rompe il silenzio sulla vicenda

Roberto Rossi

Arezzo, 15 maggio 2017 - Ormai è tutto un fiorire di ricostruzioni, mentre il convitato di pietra, l’ex amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, il manager al quale si sarebbe rivolta Maria Elena Boschi, all’epoca ministro delle riforme, per salvare Banca Etruria, continua nel suo gioco a rimpiattino coi giornalisti che gli danno la caccia: «Parlare coi ministri? Per un banchiere come me è normale», si lascia sfuggire con l’inviato del Corriere della Sera. Ma sull’intervento vero e proprio oppone ancora il solito gentile no comment.

Non potrebbe esserci insomma un clima più turbolento per la settimana che potrebbe segnare una nuova svolta nelle inchieste dei Pm aretini sulla banca più discussa d’Italia, quella che ormai non esiste più, visto che da mercoledì è diventata Banca Tirrenica. Il che ovviamente non ferma il lavoro del pool diretto dal procuratore capo Roberto Rossi. Si va a grandi passi verso un avviso di chiusura bis per il filone sulla bancarotta, quello che già coinvolge venti ex amministratori e dirigenti, dieci dei quali accusati dell’ipotesi più grave, quella fraudolenta.

Come sempre, a Palazzo di giustizia la parola d’ordine è silenzio. Si sa soltanto che, sulla scorta delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza, i Pm del pool si apprestano a contestare nuovi casi di prestiti «facili», concessi senza le dovute garanzie e quindi accettando il rischio che i soldi non tornassero indietro. Si sa anche che ci sono altri nomi di amministratori chiamati in causa, ma chi siano è ancora top secret.

Quasi certo che non ci sia Pierluigi Boschi, il babbo più famoso e più discusso d’Italia, che resta indagato sì per bancarotta fraudolenta ma in relazione al filone della liquidazione Bronchi, per la quale gran parte dei consiglieri sembrano avviati all’archiviazione. Nel Cda dell’era Fornasari non aveva responsabilità operative e quando arrivò alla vicepresidenza, nel maggio 2014, Etruria era ormai così con l’acqua alla gola che grandi finanziamenti non ne venivano più concessi.

Di babbo Boschi, invece, si continua a parlare per le manovre che si sono intrecciate intorno alla banca negli ultimi, disperati mesi prima del commissariamento. Secondo il Fatto Quotidiano, a casa sua, a Laterina, si sarebbe svolta una riunione informale nella primavera 2014, quando non era ancora vicepresidente, cui parteciparono l’ex presidente Giuseppe Fornasari e due calibri da novanta di Veneto Banca, il direttore generale Vincenzo Consoli e il presidente Flavio Trinca.

Secondo il giornale, ci sarebbe stata anche la Boschi, ministro da poche settimana, ma lei continua a smentire qualsiasi interferenza su Etruria: è solo fango. Ha un nome, intanto, sempre a proposito dei contatti Veneto Banca-Bpel, l’interlocutore di Consoli in una telefonata del 3 febbraio 2015 di cui La Nazione ha pubblicato l’intercettazione qualche settimana fa: sempre secondo il Fatto, è il direttore della sede di Firenze di Bankitalia, Vincenzo Umbrella.

Sarebbe stato lui a consigliare al direttore di Veneto Banca di farsi avanti per il salvataggio di Etruria: «Tanto se poi non si fa la colpa è di Vicenza». E sarebbe ancora lui a consigliare a Consoli di rivolgersi a babbo Boschi per parlare con Renzi: «Sta in presa diretta (sottinteso col premier Ndr)..». Comunque sia, è un tentativo in limine mortis. Perchè è vero che poche ore dopo Consoli contatterà un interlocutore dal forte accento toscano che gli inquirenti identificano in Boschi, ma ormai per Banca Etruria è quasi finita. L’11 febbraio, a sorpresa per gli amministratori, arriveranno i commissari, interrompendo il Cda che sta votando