
Cosa succede se l’oro russo finisce sotto embargo? Si calcola una stretta da quasi 20 miliardi di dollari: vale tanto lo stop all’importazione di metallo prezioso da Mosca, finito nel mirino dei leader del G7 per togliere a Putin una strategica fonte di finanziamento per la guerra in Ucraina. Una misura che il settore orafo aretino conta di poter tenere sotto controllo, grazie agli scarsi rapporti intrapresi con l’ex Unione Sovietica nel settore dei preziosi.
"L’import di metalli preziosi dalla Russia è stato nel 2021 di 303 milioni su un totale di di 5,4 miliardi di importazioni. Poco o nulla rispetto a Paesi come Emirati Arabi Uniti, Svizzera e Usa da dove viene gran parte del metallo – spiega il segretario generale della Camera di commercio Marco Randellini – da segnalare l’aumento del 532,4% rispetto al 2020. Nel primo trimestre di quest’anno siamo a 7,2 milioni su un totale di 1,38 miliardi, in diminuzione dell’88,2%. Il rischio semmai è che il prezzo del metallo al grammo possa subire una nuova impennata".
Insomma l’oro che arriva in città dalla Russia rappresenta appena il 5,6% del totale dell’importazione.
"I nostri rapporti con la Russia sono molto limitati – conferma l’amministratore delegato di Unoaerre e Chimet Luca Benvenuti – direi trascurabili. Il pericolo di un nuovo innalzamento del prezzo? Ci può stare ma non lo considererei così scontato".
La Russia è il secondo produttore al mondo (il 10% del totale), secondo gli ultimi dati del World Gold Council. La banca centrale nazionale lo ha considerato una risorsa importante, nella misura in cui è stata costretta ad operare in condizioni molto limitate a causa delle sanzioni. E proprio dall’inizio della guerra le esportazioni del metallo prezioso sono aumentate, perché l’élite lo ha utilizzato come bene rifugio per aggirare le restrizioni occidentali. L’oro, tra l’altro, è la principale voce di esportazione per tutta l’economia dopo l’energia, nell’ordine di quasi 19 miliardi di dollari l’anno. La maggior parte, il 90%, destinato proprio ai paesi del G7 che vogliono bandirlo. Il Regno Unito ne ha importato fino a 17 miliardi di dollari, e non a caso proprio il premier britannico Johnson ha affermato che questa misura "colpirà direttamente gli oligarchi russi e il cuore della macchina da guerra di Putin".
L’obiettivo del G7 è mettere un argine alla produzione di armi e alla catena di distribuzione russe. Il nuovo giro di vite contro Mosca, ha sottolineato l’amministrazione Biden, mira a "limitare ulteriormente l’accesso a input industriali, servizi e tecnologie chiave prodotti dalle nostre economie, in particolare quelli che supportano la base industriale degli armamenti e il settore tecnologico della Russia".
f.d’a.