
Giordana Giordini
Arezzo, 6 marzo 2020 - Oro Arezzo riparte dal 19 giugno. A Ieg, il megagruppo fiestistico riminese che controlla anche le mostre dei gioielli aretini, vanno con gli stivali delle sette leghe: mercoledì l’annuncio del rinvio, ieri quello delle nuove date, che vanno appunto da venerdì 19 giugno a martedì 22, una scelta che trasforma quel fine settimana nel super-weekend per eccellenza di primavera: insieme la prima fiera dell’oro e la Giostra in notturna, fissata per il sabato, nel pieno della manifestazione del Palaffari.
Qualcuno mugugna, ma ad Ieg allargano le braccia: non c’erano grandi alternative, visto che il 1 giugno comincia la mostra orafa di Las Vegas e dal 25 al 28 giugno gli operatori del settore voleranno in massa a Hong Kong, per la seconda fiera del calendario, che poi diventa la prima, visto che quella di marzo è già stata annullata per coronavirus.
Oltretutto, di mezzo c’è anche il Ramadan, il mese sacro musulmano, che quest’anno va dal 23 aprile al 23 maggio. Come a dire che gli spazi erano ridotti al minimo. Magari, qualcuno avrebbe preferito diluire i due fine settimana di metà giugno, uno con Oro Arezzo e l’altro con la Giostra, ma ad Ieg non si disperano più di tanto: pensano che la coincidenza con il Saracino possa contribuire ad accendere ulteriormente i riflettori sulla città.
«A me - spiega Giordana Giordini, presidente aretina degli orafi di Confindustria - non sarebbe dispiaciuta la fine di maggio. Se non altro perchè le aziende hanno bisogno di ripartire il prima possibile, anche mettendo in mostra nelle fiere. Però mi rendo conto delle difficoltà che c’erano a trovare una data capace di mettere insieme tutte le esigenze». Intanto, dice lei, il distretto aretino diserterà in massa Istanbul, la prima fiera in calendario, che comincia il 19 marzo: «Difficile muoversi in queste condizioni. E poi la Turchia la bloccato i voli con l’Italia.
Aggirare il divieto sarebbe difficile e anche controproducente». Ci saranno soltanto quei marchi che hanno una filiale nel paese asiatico e che potranno dunque utilizzare il loro personale locale. «Peccato - chiosa Giordini - perchè per noi la Turchia è un mercato importantissimo, terzo o quarto nel mondo». La presidente di Federorafi vede bigio ma non ancora nero.
«Gli ordinativi - dice - per adesso ci sono. Nessuna flessione da virus nè su Dubai nè su Istanbul. Semmai sono le continue oscillazioni del prezzo dell’oro che ci mettono in crisi, insieme ovviamente alla paura di quel che può succedere se prosegue questa situazione d’emergenza. Ma per ora sono più i timori che il dramma. Continuiamo a lavorare, anche se ci sentiamo come gli appestati. Sono appena rientrata da Dubai e tutti mi guardavano con sospetto».
Più del virus, però, pesano le oscillazioni del prezzo. «I buyers restano lì nell’incertezza. Comprare a una cifra che può calare o salire il giorno dopo? In molti preferiscono aspettare. E’ questo il vero danno, che a lungo andare rischia di paralizzare il settore».
Giordana Giordini, tuttavia, non crede che si possa risolvere tutto con le aziende che si fanno carico di una parte dell’aumento, tenendo fermi i prezzi a danno dei profitti: «Non è serio, è un giochetto che può riflettersi pesantemente sui conti delle singole imprese. Se il prezzo sale si ritoccano i cataloghi». E se gli acquirenti smettono di comprare? «Allora vorrà dire che saremmo costretti a rallentare la produzione».