
Gold Italy 2017
Arezzo, 5 aprile 2020 - Ripartire va bene, ma non basta la parola. E più del quando conta il come. E’ il grido di dolore di Giordana Giordini, presidente aretina di Federorafi (l’associazione di settore di Confindustria sud), che dà voce al principale comparto della manifattura aretina, adesso fermo quasi al completo, con quasi 3 mila cassintegrati, anche se i numeri ufficiali sono probabilmente sottostimati.
Inutile dire che la prima richiesta è quella della liquidità da mettere a disposizione delle aziende, molte delle quali hanno ottenuto nel frattempo una boccata d’ossigeno dalla moratoria del prestito d’uso (l’oro che viene messo direttamente a disposizione delle imprese sotto forma di finanziamento «fisico») concordata con tre banche, fra cui due giganti come Ubi e Unicredit).
Ma è solo una parte dei problemi, fra i quali spiccano la chiusura al momento attuale di tutti i principali mercati di sbocco del distretto dei gioielli più importante d’Europa e anche la vetrina di Oro Arezzo, la fiera di primavera già rimandata a giugno ma ancora sul filo. Bene, lo stop alle rate e agli interessi del prestito d’uso (c’è anche la Banca cooperativa di Cambiano, ma presto potrebbero seguire altri grandi gruppi creditizi come Intesa (Cassa di Risparmio) e Mps, vale fino al 30 settembre.
Il primo otobre, spiega Giordana Giordini, molte aziende potrebbero trovarsi a pagare tutte insieme le rate trimestrali di marzo, giugno e settembre. Il che, sommato alle altre scadenze come il pagamento dei fornitori e delle utenze, l’anticipo della cassa integrazione garantito da parecchi datori di lavoro ai dipendenti e quant’altro, rischia di mettere in ginocchio gli imprenditori.
La presidente di Federorafi vede la soluzione possibile nel progetto di cui si sta parlando in questi giorni: finanziamenti a lungo termine, fino al 25 per cento del fatturato, e con interessi modesti garantita dal sistema creditizio. «Prestiti di questo tipo ci darebbero un minimo di sollievo. Siamo persone serie. lo abbiamo dimostratoonorando tutte le scadenze, ma ci servono tempo e denaro».
Già, perchè nel settore orafo la ripartenza si prospetta particolarmente complessa e comunque non immediata. Dubai, il principale polo dell’export aretina, è chiusa fino al 20 aprile e probabilmente oltre, Hong Kong (secondo mercato aretino) sta vivendo la seconda ondata del contagio, gli Stati Uniti non riapriranno le frontiere prima di maggio avanzato (se va bene), la Turchia è tuttora paralizzata.
I consumi interni, già al lumicino sono al palo, gli altri paesi europei usciranno probabilmente dall’assedio del virus dopo l’Italia. «Se anche ci dessero il permesso di riaprire le fabbriche dopo Pasqua - è la previsione di Giordini - potremmo riprendere con la logistica, i reparti di design e di creazione dei modelli ma non con la produzione vera e propria, per la quale è difficile immaginare una ripartenza prima di maggio avanzato».
E’ in questi tre mesi fra la lenta ripresa del lavoro (la presidente conta quest’anno di tenere aperto anche ad agosto, tranne la settimana di Ferragosto) che le aziende del distretto avranno bisogno di essere sostenute dalla liquidità esterna. C’è poi la questione di Oro Arezzo. Da Ieg confermano per ora le date 19-22 giugno ma ci credono fino a un certo punto.
Per allora potremmo essere ancora nella fase 2 dell’emergenza, quella della riapertura del paese ma ancora con le mascherine e le distanze sociali a un metro. Difficile fare una fiera in queste condizioni. «Noi espositori - dice Giordini -ci possiamo organizzare con divisori in plexiglas e stand di sicurezza. Ma se non volano gli aerei e non viaggiano i buyers per chi la facciamo la Fiera?».
Si vedrà dopo Pasqua se ci sono i margini per mantenere le date. Un’altra ipotesi è luglio, a settembre c’è Vicenza Oro e alla fine del mese si rischia di andare a coincidere con la seconda fiera aretina. Gold Italy. Un rebus.