
Soccorsi sullaE45
Arezzo, 28 luglio 2021 - Sarà anche una banalità, ma nell’anno dantesco vale davvero la pena di dire: lasciate ogni speranza voi che entrate (nella E45). Non solo per le disastrose condizioni attuali della superstrada mulattiera, praticamente un cantiere a cielo aperto in tutto il tratto aretino e non solo in quello, ma anche per la data che un alto dirigente Anas fornisce in Tv come quella della conclusione dei lavori, almeno di quelli principali.
Nientepopodimeno che il 2026, altri cinque anni di sofferenza. I dannati della E45 come quelli che furono i forzati della Salerno-Reggio Calabria. Pareva un caso limite, diventa solo una pietra di paragone. Il solito, eterno scandalo italiano delle grandi strade a passo di lumaca.
Già, nel giorno in cui La Nazione esce con il reportage da brividi sul viaggio fino al mare e ritorno lungo quella che era una arteria a scorrimento veloce (ma quando?) ed è diventata un tormento, non siamo i soli a occuparci di E45, che è ormai un eterno verminaio nazionale di cui scrivono i giornali, lamentano gli automobiliti sui social (vedi alla voce «Vergogna E45») e raccontano le Tv.
Ecco dunque che ad Agorà, il talk show di Raitre della mattina, approda un servizio sulle condizioni di questa grande malata. L’inviato Rai la Orte-Ravenna se la fa tutta, dall’Umbria alla Romagna, contando i cantieri come se fosse su un videogame. Ma anche lui alla fine si stanca e al quindicesimo cantiere si arrende.
Il quadro possiamo completarlo noi anche per lui, visti che di cambi di carreggiata per i lavori in corso ce ne sono quindici solo nel trenta chilometri da Sansepolcro a Verghereto, ovvero il tratto sottoposto alla manutenzione del compartimento di Firenze dell’Anas. Un restringimento ogni due chilometri, in pratica una sola strettoia da Sansepolcro nord a San Piero in Bagno.
Fin qui però siamo a quello che il nostro giornale va denunciando da settimane, anzi da mesi, anzi da anni. Una situazione nella quale di progressivo c’è solo la paralisi. Infatti quest’anno è peggio di quello passato e chissà se il prossimo non aggraverà ancora la situazione. Eh sì, perchè alla fine l’inviato Rai sfodera un’intervista telefonica con Roberto Mastrangelo, responsabile di rete dell’Anas cui tocca di indicare la fatidica scadenza: altri cinque inverni di patimenti, altre cinque estati di slalom in mezzo ai cantieri.
Come a dire 2026, odissea nello spazio tra Toscana e Romagna. Figurarsi che, come spiegano fonti ufficiose della stessa Anas, di anni ce ne vorranno tre solo per rimettere in sesto il viadotto Tevere IV, il più lungo del tratto aretino, quello che si imbuca da Puleto finito a suo tempo sotto sequestro, quello che gli esperti della procura di Arezzo indicavano come bisognoso di urgente ristrutturazione per evitare pericoli al traffico.
Le medesime fonti dicono che no, non si poteva fare diversamente. I lavori vanno programmati da aprile a novembre, quando sul tratto appenninico tosco-romagnolo non sono ancora calati il gelo e la neve. E i cantieri, se ci sono, non possono essere rimossi a piacere per favorire l’esodo dei vacanzieri, a meno che non siano di quelli amovibili, ma sono pochi e non i più importanti e fastidiosi.
Insomma, i restringimenti e i cambi di carreggiata non solo ci sono ma dovremo anche tenerceli. La promessa è quella di un’E45 che nel 2026 sarà la prima superstrada smart d’Italia, tutta digitale. Ma intanto fate come nell’inferno dantesco: la speranza dimenticatela