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È morta Carla Lebole Vip tra moda e antichità

Lei era una Giannotti, sposò Mario: insieme una bella storia imprenditoriale. Dai suoi abiti che hanno vestito mezza Italia alla passione per i pezzi rari.

È morta Carla Lebole Vip tra moda e antichità

Per tutti gli aretini era "la signora Carla". Non era necessario aggiungere il cognome "da ragazza" Giannotti né quello da sposata, Lebole. Due famiglie importanti che hanno scritto la storia della città dagli anni Cinquanta, lo sviluppo economico, la crescita industriale e culturale, la creazione di nuovi servizi che cambieranno del tutto quello che oggi si chiamerebbe “welfare”. Ma a quei tempi era tutto da costruire e le idee diventavano progetti e producevano lavoro. Già, altri tempi, che vengono in mente adesso che Carla, 94 anni, non c’è più.

La signora Carla, moglie di Mario Lebole, di quei tempi è stata protagonista. Minuta, sempre in movimento, infaticabile, perfetta organizzatrice della vita di colui che porterà il nome di Arezzo in tutta Italia, mai un passo indietro, sempre orgogliosamente a fianco, ricoprendo incarichi ai vertici della Croce Rossa e della Pia Casa. Mario era il suo primo amore, suo marito, al quale darà due figlie, Nicoletta e Franca. Una coppia conosciutissima, che ha aperto le porte, prima di Villa Carla a Santa Maria poi della tenuta Crognolo a Castiglion Fibocchi, a tanti amici, a politici, a esponenti di primo piano del mondo della finanza e delle istituzioni, catalizzatori assoluti della vita sociale e mondana. Anche se in realtà Mario e Carla potevano contare su una stretta cerchia di amici che non li ha mai abbandonati anche quando la fortuna ha voltato loro le spalle, anche dopo la morte prematura di Mario nel 1983, del cognato Giannetto pochi mesi dopo, della figlia Franca nel 2004. Anche quando si è rovesciata sulla famiglia una bufera mediatica, la fabbrica è stata venduta e poi smantellata, anche quando la casa da villa è diventata un piccolo appartamento.

I tempi degli acquisti di oggetti d’arte e di antiquariato fatti con l’amico Ivan Bruschi in Fiera, dei primi spot pubblicitari per Carosello con Francioli in Piazza Grande, delle scelte visionarie, compresi il cinema e la tv, non sarebbero tornati mai più. La signora Carla ha retto e sorretto, forte di un nome e di una dinastia di cui si è sempre sentita parte. D’altronde Lebole era, è stato e sarà sempre nella storia di Arezzo. Ne ha ridisegnato il volto. I fratelli Mario e Giannetto, senza dimenticare la sorella Gina, hanno creato una delle principali industrie italiane dell’abbigliamento facendo di Arezzo quella che per Torino era la Fiat. E non è un caso che l’Autostrada del Sole passi proprio da qui. Hanno inventato il vestito fatto in serie rendendo la moda popolare ed economica. Hanno fatto lavorare le donne emancipandole dalla famiglia e dalle campagne, hanno creato un’industria con cinquemila addetti. Un nome che prosegue con la Textura del nipote Attilio e con lo Spazio Lebole della figlia Nicoletta e della nipote Barbara, in via Margaritone, là dove i genitori di Carla Giannotti avevano l’ingrosso di biancheria. Un cerchio che si chiude per disegnare l’infinito.

S.B.