
Don Giovanni
Arezzo, 7 marzo 2020 - «La paura del virus? È comprensibile che tante personepreferiscano evitare di rimanere a lungo dentro luoghi chiusi: per questo domenica dirò messa all’aperto, davanti al porticato dell’oratorio». Padre Giovanni Martini è il parroco di Staggiano e San Firenze e domani alle 11 in punto accoglierà i fedeli sotto il porticato dell’oratorio Don Walter che si affaccia sulla strada che porta fino a Peneto.
Il cielo, è il caso di dirlo, darà una mano alla riuscita della liturgia «en plein air»: non sono previsti piogge o venti forti e la temperatura si aggirerà sui 13 gradi. Non siamo ancora alle messe «a porte chiuse» come in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna ma anche in Toscana la Cei ha stabilito limitazioni e prescrizioni per una Quaresima segnata dal virus. A cui si aggiunge l’iniziativa di Staggiano.
«Ci organizzeremo con sedie e panche che porteremo all’esterno – prosegue padre Giovanni – è un modo per consentire alle persone di seguire la celebrazione senza l’ansia del contagio. Non è bello vedere una chiesa semivuota: credo che ci dovremmo organizzare alla stessa maniera anche per il 15 marzo, se le disposizioni nel frattempo non cambieranno».
Chissà se altri preti prenderanno spunto dall’idea di Martini per non allontanare ancora di più la comunità religiosa che già deve rinunciare al catechismo e alle benedizioni, in pieno svolgimento prima dell’entrata in vigore del decreto. «Si torni a pregare in quella ‘piccola chiesa domestica’ che è la famiglia» ha detto ieri il cardinale Gualtiero Bassetti, ex vescovo di Arezzo e ora alla guida della Cei, l’assemblea permanente dei vescovi.
«Quest’anno – ha sottolineato – abbiamo anche un motivo particolare per innalzare al Signore le nostre preghiere: il diffondersi del coronavirus». La Cei Toscana ha emanato disposizioni sui riti liturgici e sulle altre attività religiose: le messe rispettando la distanza tra i presenti, sono dispensati dalla partecipazione alla messa festiva malati e anziani che possono più facilmente subire la diffusione del virus, sono sospesi gli incontri di catechesi fin quando resta in vigore la chiusura delle scuole, si invita a sospendere la benedizione delle famiglie fino alla conclusione dell’emergenza.
Queste disposizioni si aggiungono a quelle date giorni fa ai parroci delle chiese toscane: tenere vuote le acquasantiere; niente scambio della pace; distribuire la comunione sulla mano; prendere precauzioni durante confessioni e contatti personali. «Smarrimento e paura - concludono i vescovi - non devono spingere a una sterile chiusura».
Ma l’emergenza non si ferma: si avvicina il periodo di primavera, quello più gettonato per le comunioni e i matrimoni con molte coppie che stanno decidendo se rinviare a tempi migliori il giorno del fatidico «sì». D’altra parte sarebbe surreale in questo momento chiudere la celebrazione delle nozze con il classico «e ora può baciare la sposa...».