
Un vicino della famiglia
Arezzo, 1I ottobre 2017 - MAMMA Dina e il figlio Giancarlo sono morti nel pomeriggio di domenica, poco dopo che si erano allontanati da casa, in via Giulio Salvadori, prima periferia, zona San Marco-Bagnoro, al confine fra la città e la campagna. il tempo di trovare un luogo appartato nei dintorni di Palazzo del Pero, la stradina che parte dal monumento ai caduti di un eccidio del 1944 e finisce per perdersi in mezzo a un boschetto di querce.
E’ stato allora che Giancarlo Palazzi ha tirato fuori la pistola e l’ha puntata contro la madre, forse incapace di rendersi conto di quanto stava succedendo, visto l’Alzheimer che da anni la divorava. Poi l’ex operaio del Comune ha rivolto l’arma contro se stesso e ha fatto fuoco di nuovo. Fine di due vite devastate dalla malattia.
La conferma di uno scenario che era già sufficientemente chiaro fin dai primi rilievi dopo il ritrovamento dei cadaveri dentro l’auto di lui, una Dacia Sandero bianca, arriva dai medici legali di Siena, cui il Pm Elisabetta Iannelli aveva affidato una semplice ricognizione cadaverica esterna, neppure un’autopsia tanto i fatti erano evidenti.
Non c’è mistero da risolvere e non ci sono nemmeno reati da perseguire: tutto estinto per morte del reo, come finirà scritto in calce al fascicolo quando andrà ad aggiungersi a tanti altri nella polvere degli archivi della procura. Servirà appena qualche giorno, il tempo perchè gli uomini della Mobile inviino al magistrato la loro relazione finale sull’episodio e i medici legali alleghino copia della ricognizione cadaverica. STAMANINI dovrebbe arrivare anche il nulla-osta per il seppellimento, i funerali, salvo modifiche dell’ultimo momento, sono fissati per domani alle 15 nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, la parrocchia cui appartenevano mamma E FIGLIO.
Non capiscono. «Prima della malattia era una donna vivace, allegra, piena di vita». «Lui gran lavoratore e riservato». Ricostruiamo chi erano Dina Sorini e Giancarlo Palazzi attraverso i ricordi di vicini ed ex colleghi di lavoro.
Due persone veramente per bene» racconta Enzo che abita a pochi passi dall’abitazione della famiglia Palazzi, immersa nel verde, in via Salvadori, in zona Bagnoro. «Dina, prima della malattia, era una donna dalla grande energia, scherzavamo sempre, era alla mano, piacevole. Se non mi sbaglio ogni tanto andava anche a ballare» ci racconta, sconvolto dalla notizia della loro morte.
«Ha lavorato per anni nel suo negozio di pollame a Saione»» continua. Poi l'halzeimer ha cominciato ad infierire su di lei, a complicare la sua vita. A fianco sempre il figlio, Giancarlo. «Lavorava nell’ufficio manutenzione del Comune, si occupava di tutta l’illuminazione pubblica» ci spiega Enzo.
«Ma ancora prima lavorava al mattatoio in zona Pescaiola» precisa un suo ex collega. «Era un gran lavoratore, instancabile, ma dal carattere introverso. Era riservato, non gli piaceva parlare troppo delle proprie cose». Una chiusura che la malattia doveva aver aggravato, prima la malattia della mamma, poi la sua. Una malattia che non gli avrebbe permesso di accudire la mamma, come aveva fatto finora. Da lì la sua terribile decisione, insieme,così come avevano trascorso un’intera vita.
Gaia Papi