Misurato, prudente, ma fermo sulla linea di sempre: dialogo con tutti. Alessandro Polcri mantiene la barra dritta al timone della Provincia, ma la navigazione almeno per il momento, procede in acque agitate, pure se lui non perde l’ottimismo e va avanti. Lavora alla quadra e, assicura, non mollerà. Eppure il vertice del centrodestra ha messo in luce fibrillazioni e maldipancia dentro i partiti e tra i sindaci. Che vorrebbero mettere il sigillo sulla road map condivisa con il presidente per arrivare senza scossoni alle sue dimissioni, probabilmente a marzo, per poi andare alle urne a maggio per il nuovo inquilino di Palazzo dei Grandi. Rilancia la necessità del dialogo e la evidenzia come suo "stile politico" e tuttavia lancia alcuni messaggi ai naviganti.
Presidente Polcri, al vertice del centrodestra convocato per impostare il percorso condiviso verso le sue dimissioni e la scelta di un candidato presidente, lei ha spiazzato tutti. Perché?
"In realtà ho semplicemente rimarcato una posizione già espressa più volte. Ho parlato di ’reciprocità, continuità e pacificazione’".
Lei ha detto: il presidente della Provincia non è uno yogurt con la scadenza, ma il patto si regge anche sulla road map condivisa: dimissioni a marzo e voto a maggio.
"Le dimissioni sono un atto volontario. Non si possono preannunciare, nè calendarizzare. Si danno punto e basta!"
Il centrodestra è uscito dal vertice con il no alle deleghe. E la Lega è pronta all’appoggio esterno. Ma così il suo governo rischia l’impasse. Come se ne esce?
"Si confondono i piani".
In che senso?
"Occorre ricordare che le regole della Provincia sono diverse dai Comuni. Non c’è alcuno stallo sulla gestione della cosa pubblica. Perché dovrebbe?".
Lei diventa ago della bilancia per una maggioranza fatta di sei consiglieri in un quadro di parità con il centrosinistra. Non si sente in equilibrio precario?
"Assolutamente no. Il sistema che governa la Provincia dopo la riforma Delrio è basato sul dialogo con il consiglio. Quello che lei chiama equilibrio precario è per me il sale della democrazia".
Chi rema contro di lei? E perché?
"In politica i toni talvolta sono accesi. Ma non vedo contrasti, solo diverse sensibilità".
Nella rosa dei sindaci potenziali candidati, qual è il nome che potrebbe incassare il suo gradimento?
"Sono tutti bravi sindaci. Avrei difficoltà ad esprimere una preferenza su un nome".
Qual è a suo giudizio la exit strategy per il centrodestra e per la tenuta del suo mandato?
"Occorre uscire dalla logica dei veti e abbracciare quella delle cose da fare".
Si aspettava un percorso a ostacoli?
"Non ho incontrato ostacoli, ma solo problemi da risolvere con serenità e pacatezza".
I pontieri del centrodestra sono al lavoro su due fronti: quello dei "falchi" e quello con lei che un po’ "falco" lo è diventato. Adesso che succede?
"Non faccio previsioni, ma sono un inguaribile ottimista".