
La cena propiziatoria a Porta del Foro
Arezzo, 22 giugno 2019 - La festa è qui, spalmata nei mille angoli di una città che due volte all'anno volta le spalle ai locali, alle discoteche, al piano bar, alle apericene per mangiare prosciutto e crostini nei quattro angoli del centro. La movida si piega al calendario, gli appuntamenti ai quartieri della Giostra.
Una festa alla quale pochi rinunciano Di sicuro non a Porta Crucifera, dove circa millle avventori disegnano la cena in rossoverde. Una cena dal menu scolpito nelle mura che incorniciano il quartiere più popolare, la cortina di piazzetta Colcitrone, il set di questa serata da vivere.
Con il tempo si è aggiunto l'aperitivo delle 19.30, per seguire i ritmi del resto dell'anno: Poi alle 21 antipasto toscano, pasta al forno, arrosto misto di carne e patate, dolce. A seguire musica con il djset.
Le cuoche hanno la cuffia verde, il cui colore si va a completare con la pannuccia rossa e i colori sono coperti. I tavoli sono verdi e i tovaglioli rossi, tutto in linea, tutto in tinta.
Ma è l'anno dei cappelli di paglia, l'ultimo grido dei quartieri. Intorno al cappello un fazzoletto rossoverde. E se proprio non c'è il fazzoletto ecco i cuoricini incollati alle guance.
Nel tavolo centrale i giostratori dai quali ti aspetti la vendetta di troppe amarezze buttate giù. E Fagiolo che per una sera non è al suo ristorante ma scodella la pasta dei crostini neri da spalnare sul pane.
Poche centinaia di metri più sotto, per uno scherzo del destino e della geografia, eccoli i grandi rivali di Sant'Andrea. Nella notte delle cene ognuno pensa a se stesso: il gioco si fa più duro dopo la Giostra, quando uno vince e l'altro perde, e allora le voglie diventano più intriganti, a meno che a perdere non siano tutte e due, e allora tutto diventa più semplice.
A Sant'Andrea oltre mille a tavola e la cena inizia prima, intorno alle 20.30. I crostini sono più o meno simili a quelli in cima alla salita e così l'affettato. Ma niente pasta al forno, è la piazzetta dei ravioli. Con a ruota carne alla griglia, spinaci e gelato. Quindi anche qui musica.
Il tavolo della dirigenza domina la piazzetta, le sedie sono di legno come quelle dei castelli e di Re Artù. Una tavolata insegue l'altra. La sera prima la porchetta della vittoria a capotavola, le emozioni di una provaccia che è andata ben al di là del risultato.
Ma dalle parti di piazza San Giusto non basta. La vittoria è ormai un appuntamento fisso. Mentre le auto fuori della porta, perfettamente restaurata, e delle mura, disegnano un pianeta a sè, che arriva fino alla Parata: non c'è l'assalto di settembre ma qualche macchina nello spartitraffico sì, quasi a marcare il territorio.
Tra i tavoli regnano le coppie, vecchie e nuove: qualcuna saltata dall'anno scorso, qualcun'altra nuova di zecca. Il bandierone di Sant'Andrea impone i colori biancoverdi in tutta la piazza.
I rivali nuovi sono quelli di Santo Spirito, visto che da qualche anno le vittorie passano quasi tutte dalla direttrice che da San Giusto arriva in via Spinello. Lì, intorno ai Bastioni, dove i cavalieri tornano in trionfo quando incassano la vittoria. I tavoli conle gambe pieghevoli accolgono lasagne, bistecche, patate al forno e dolce.
Il tempo di finire e si accendono le luvci stroboscopiche dei Porcinai e parte la musica. Ma non tutti ballano allo stesso ritmpo. Lo staff resta sulle "macerie" della cena, impegnato a sparecchiare e poi smontare i tavoli.
Al tavolo centrale, che domina anche qui il resto della strada, resta il rettore Ezio Gori a fare gli onori di casa al vicesindaco Gamurrini. Intorno la fabbrica della cena procede: gli addetti hanno perfino le magliette sponsorizzate, perché nei quartieri del terzo millennio devi fare i conti anche con i conti.
Intanto il perimetro della festa si allarga. Non tutti vanno a ballare nei giardini. Parecchi puntano via Margaritone, nei bar aperti c'è la coda pert il caffè e oltre, il richiamo del quartiere viene spalmato nel resto del centro, lì dove i colori si incrociano con quelli dei grandi rivali.-
Fino a Porta del Foro, dove la tavola occupa via San Lorentino, un pezzo di Ztl finalmente chiuso con una ragione dopo anni di chiusure senza mai capire davvero perché.
Le tavole corrono in parallelio, quella della dirigenza è sulla sinistra per chi si lascia alle spalle la Porta, oltre ai cavalieri della grande speranza c'è anche il sindaco Ghinelli.
A capotavola ci sono 12 anni di sogni infranti, dall'ultima vittoria del settembre 2007 fino ad oggi.Un digiuno che nessuna cena potrebbe mai saziare. Anche se nel menu ci sono i soliti crostini con affettati, i maccheroni al ragù, roastbeef, patate e dolce.
Ma il dolce tutti se lo aspettano stasera in piazza,perché della dieta senza dolce tutti fanno volentieri a meno. Il rettore Roberto Felici ha giacca e cravatta come Sarri alla presentazione in casa Juve. Intorno i colori si incrociano.
Due ragazze hanno una la passata gialla e l'amica la passata cremisi. L'unione fa la forza e fa anche i colori sociali. Innocenti e Parsi, gli alfieri della rivincita, stanno anche loro fianco a fianco, completandosi come le due passate gialla e cremisi.
Qualcuno sfoggia la foto della festa per l'ultima vittoria, Enrico Pelliccia vede arrivare le pietanze trasportate come su una lettiga di legno per arrivare dappertutto. Dietro il tavolo centrale un'enorme bocca di chimera ricostruita uguale all'originale, anche se vista da lontano sembra sdentata.
Somiglia da matti al leone da cui vengono irradiate le proiezioni in Nuovo Cinema Paradiso. Lì, in una sala che da dodici anni aspetta di cambiare film. E di lasciarsi alle spalle l'inferno di una traversata nel deserto senza dolce.