Il fantasma non fa paura come negli anni bui, ormai alle spalle ma non troppo. Perchè il Covid corre e i contagi nell’ultima settimana segnano una decisa risalita: 256 nuovi casi a livello provinciale in sette giorni (erano 210) con un +20% a certificare l’impennata. Nell’ultimo mese i numeri sono raddoppiati, quattro settimane e addio alla tregua guadagnata in autunno. Come se non bastasse, la vaccinazione va a passo di lumaca. Certo, qui va meglio che nel resto della Asl e molto meglio rispetto alla media nazionale, tuttavia si ferma poco sopra un 5%, lontano dagli anni della grande campagna anti-virus. I dati ora schizzano a quaranta casi al giorno e il contagio si diffonde a velocità sostenuta di settimana in settimana.
Finora al San Donato non ci sono ricoveri per Covid e ogni reparto - diversamente dalla trincea della grande battaglia - è attrezzato a gestire pazienti che arrivano per patologie diverse e attraverso il tampone, obbligatorio, si scoprono positivi.
Già, perchè un altro problema, non secondario, riguarda l’utilizzo dei tamponi. Gli aretini non fanno più la fila in farmacia per acquistarli e spesso si rifugiano nei test fai da te, considerati dagli esperti di scarsa attendibilità. Il che significa che avanti di questo passo, cedono le dighe che due anni facevano blocco alla diffusione del virus. È vero che la potenza dell’infezione polmonare si è affievolita rispetto agli anni bui della pandemia, ma non è una buona ragione per abbassare la guardia. Vale anche per l’utilizzo dei dispositivi che servono a frenare il contagio: che fine hanno fatto le mascherine? Ormai, solo una sparuta minoranza le utilizza nei luoghi affollati e secondo le modalità necessarie, fatto salvo ospedali e strutture sanitarie dove è ancora obbligatorio indossarle.
Chiari i dati sanitari sull’avanzata del virus, chiarissimi quelli dei vaccini che non decollano. La provincia svetta su Siena e Grosseto, con oltre sedicimila somministrazioni, con un vantaggio che va oltre quello legato alla maggiore popolazione. Su quelle sedicimila vaccinazioni, diecimila risiedono nel comune capoluogo, quattromila in Valdarno e circa duemila in Valdichiana. Numeri che, di certo, non bastano a garantire la protezione del famoso "gregge". Accade perfino nelle categorie a rischio: su questo piano prendiamo il distretto che unisce Arezzo, Casentino e Valtiberina.
Sopra i 60 anni si sono vaccinati in 10.200: una media del 15%, un aretino ogni 7 o 8. Anche nella fascia degli over 80, hanno scelto la dose anti-virus solo in 4463. In pratica, un anziano su quattro. Se la campagna è andata spedita nelle Rsa e negli istituti, tra quelli che non hanno ancora aderito alla vaccinazione prevalgono i residenti nelle case, malgrado il grosso lavoro dei medici di base e delle farmacie. Per questo, la linea nazionale è tornare agli open day: si va senza prenotazione, ci si mette in coda e si ricevi l’iniezione.
Il direttore generale della Asl Antonio D’Urso assicura che l’azienda è pronta ma per ora continua a scommettere sui medici di famiglia. Sarà la Regione a dare la direttiva determinante, fin dai prossimi giorni.
Lucia Bigozzi