FAELLA
Cronaca

Cotto Pratigliolmi, l’asta va ancora deserta

Fallisce anche il quinto tentativo di vendita del complesso in liquidazione dal 2019. Restano le incertezze per i 20 dipendenti senza lavoro

di Maria Rosa Di Termine

Ancora nessun acquirente all’orizzonte per la Cotto Pratigliolmi di Faella. Chi pensava che la quinta asta potesse propiziare finalmente la fumata bianca, anche in virtù del forte ribasso, il 60 per cento, del prezzo stimato, è rimasto deluso. La vendita all’incanto era programmata per la giornata del 4 febbraio ma per l’ennesima volta non ha registrato alcuna offerta. Va in archivio quindi anche il quinto tentativo di arrivare alla cessione del ramo d’azienda della "Società Agricola Industriale della Faella Spa" in liquidazione all’indomani del fallimento del 2019. Il complesso, nel territorio di Castelfranco Piandiscò e al confine con la provincia di Firenze, oltre allo stabilimento può contare su una cava di argilla che dovrebbe essere il valore aggiunto, l’elemento decisivo, per chi volesse investire inserendosi nel solco di una tradizione rinomata ben al di là dei confini del Granducato. Ed ancora nel pacchetto erano compresi gli uffici e un’abitazione insieme ai macchinari e alle attrezzature delle linee produttive.

Si partiva da una quota di poco superiore ai 3 milioni e 200 mila euro, ma pure stavolta la cifra non è stata considerata allettante da un possibile compratore del polo storico del cotto nato nel 1961. Se ne riparlerà fra alcuni mesi quando la somma che il potenziale o i potenziali acquirenti interessati al sito fiore all’occhiello per decenni dei rivestimenti tipici del Made in Tuscany calerà ulteriormente.

In un Valdarno che ha visto la "fuga" della Bekaert di Figline, aprendo una ferita insanabile nell’economia della zona, e in una fase di incertezza per la vertenza Fimer di Terranuova Bracciolini, non va dimenticata la vicenda dei lavoratori dalla professionalità indiscutibile che furono licenziati nel 2019 al termine di una crisi venuta da lontano, deflagrata con le difficoltà del mercato dell’edilizia, e sfociata nella messa in liquidazione della società e nel sequestro dell’impresa per Iva non versata al fisco, anticamera del definitivo fallimento. E di fronte a una situazione così complessa era anche sfumata la manifestazione di interesse di un imprenditore deciso almeno all’apparenza a subentrare nell’attività che nell’esercizio precedente la chiusura aveva raggiunto un fatturato pari a circa 4 milioni di euro. Ora ce ne vorranno assai meno per aggiudicarsi l’eredità della Pratigliolmi, un marchio che aveva conquistato a lungo le copertine delle principali riviste di arredamento.

Rinviata, dunque, la svolta nella quale continua a sperare la ventina di ex dipendenti, quelli rimasti nel guado dell’incertezza e alle prese con occupazioni a tempo determinato perché di età media superiore ai 50 anni. Uno scoglio spesso insormontabile per chi cerca un nuovo impiego. L’auspicio è che possano beneficiare del percorso regionale per il lavoro nel bacino del Valdarno, impostato dalla Regione e dagli enti locali per favorire l’incontro tra domanda e offerta. Un piano per una ricollocazione "assistita" che prevede incentivi e benefici per chi assume quanti hanno perso il posto a causa di chiusure o fallimenti o altre criticità delle rispettive aziende.

Quanto al futuro della "Cotto" diventa sempre più nebuloso e incerto seppure nei mesi passati qualche esponente del panorama economico, locale e non, si sia fatto vivo, come avevano confermato gli stessi amministratori del Comune unico, lasciando intravedere un interessamento a rilevare l’area.