REDAZIONE AREZZO

"Così curiamo le aree protette". I semi raccolti sul Pratomagno fanno rinascere nuovi prati

Il fiorume permetterà di creare zone verdi nelle aree del Parco del Casentino e aumentare i terreni a pascolo

di Sonia Fardelli

PRATOVECCHIO

Raccolta del fiorume in Pratomagno per ripristinare praterie danneggiate anche delle aree protette. Un progetto di Life Shep for Bio, che si svolto per la prima volta in Appenino con Dream Italia. Il fiorume è un miscuglio di semi di elevato pregio naturalistico, prodotto e raccolto a partire da un prato naturale donatore, attraverso trebbiatura diretta del fieno che serve per ripristinare praterie impoverite e per la conservazione della natura. Si tratta di una tecnica affermata da tempo. Dopo le necessarie osservazioni in campo per non perdere il momento della massima maturazione del seme e quindi della raccolta in piedi, Dream Italia ha firmato un accordo con il parco regionale lombardo del Monte Barro per l’utilizzo, in comodato d’uso, della speciale macchina per la raccolta. "Il parco lombardo ci ha concesso in tempi record questo macchinario - spiega Marcello Miozzo presidente di Dream - e questo rappresenta qualcosa di importante perché fa capire che il network tra progetti e partner che si occupano di conservazione della natura, è arrivato a un punto importante di scambi e connessioni di valore". Il fiorume viene raccolto con speciali macchine, trainate da un trattore o da un motocoltivatore. A differenza della classica mietitrebbia, che taglia l’erba, queste macchine "spazzolano" l’apice degli steli delle piante e quindi raccolgono in un apposito cassone il seme ben maturo. Il fatto che erba non venga tagliata è importante, perché significa che dopo la raccolta del fiorume si potrà comunque pascolare oppure raccogliere il fieno nello stesso prato. Il significato di questa proposta assume particolare valore nelle aree protette regionali, per promuovere materiale da semina destinato ad interventi di ripristino ambientale, quali il recupero delle aree dismesse o impoverite a livello naturalistico. Con lo scopo di creare appunto nuovi prati.

"Nel progetto Life Shep for Bio - spiega Miozzo - sono previste applicazioni sia in Pratomagno che nelle praterie del Parco delle Foreste casentinesi. La possibilità di utilizzo di questo macchinario specifico e la competenza maturata in questo campo consentiranno di applicare questo metodo in futuro anche su tutto il territorio per il ripristino ecosistemico in aree degradate come esempio scarpate stradali o cave".