
Corsie vuote, caccia ai medici. La Asl chiama anche i pensionati
È un chiodo fisso, sul quale batte il tasto per affrontare la questione o almeno arginare gli effetti. Antonio D’Urso non molla e rilancia. Chiama al reclutamento liberi professionisti per tamponare "l’emorragia" di camici bianchi al San Donato. E la chiamata vale anche per chi è già in pensione. Ospedale a corto di medici, come del resto accade in ogni struttura sanitaria d’Italia. Pochi specialisti in corsia o almeno non in numero adeguato alle esigenze dei reparti in sofferenza. E non va meglio nelle file degli infermieri.
Il piatto piange e non da ora; il Covid ha cambiato le carte in tavola anche per i professionisti che con tenacia lo hanno combattuto negli anni bui della pandemia. Oggi è sempre più difficile trovare specialisti, e il puzzle degli incroci tra graduatorie di concorso, avvisi, collaborazione con la specialistica convenzionata, spesso non copre tutte le tessere.
È qui che la Asl lancia la "controffensiva" sperando di catturare l’interesse di liberi professionisti pronti a entrare - o tornare - in corsia. Servono medici in reparti strategici dell’ospedale: Pronto soccorso in primis, ormai sotto pressione da un mese nell’incrocio micidiale dei virus stagionali. Una morsa nella quale gli specialisti dell’emergenza lavorano col fiato corto garantendo la copertura di un servizio strategico, anche con numeri in organico inferiori alle necessità operative. Qui si stima un numero di professionisti nell’ordine di una decina: sarebbe una quota perfetta per ridare fiato al tour de force quotidiano che da dicembre a oggi viaggia sui duecento ingressi al giorno (anche se adesso la presa dell’influenza sta allentando il pressing). Dal Pronto soccorso a Pediatria il passo è breve, ma la caccia ai camici si estende pure al reparto di Ortopedia, in sofferenza quasi cronica di specialisti. E ancora: medici cercasi anche per Psichiatria.
Difficile stabilire un numero nella caccia a medici, in formazione e pure già fuori dal "mercato" perchè i passaggi per il reclutamento prevedono una serie di giri a cascata - tra graduatorie e bandi - che rende complicato raggiungere la cifra indicata già prima di lanciare la rete sperando di trovare un buon numero di pesci. Ora la Asl apre sull’area vasta (tra Arezzo, Sienma e Grosseto) la ricerca e il direttore generale D’Urso fa partire i bandi aperti ai libero professionisti. Stavolta la "rete" ha maglie più larghe: dai medici in pensione agli specializzandi. Contratti a partita Iva per un tempo di sei mesi. Ieri il direttore generale ha firmato una delibera che mette in moto l’avviso di "manifestazione di interesse per gli incarichi di lavoro autonomo".
Nel target ci sono medici iscritti al penultimo e all’ultimo anno delle scuole di specializzazione di Medicina Emergenza Urgenza, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria, Ortopedia e Psichiatria e ai medici specializzati nelle stesse discipline, anche in pensione. Il tutto su richiesta dei direttori dei dipartimenti interessati e autorizzazione della Direzione aziendale e regionale. Si chiede l’interesse, poi si valutano i curricula, infine la scelta. Il tempo? Un pugno di mesi. Non certo una prospettiva che scatenerà la corsa al reclutamento, ma per tamponare la falla, si ricorre anche a soluzioni tampone. Il provvedimento nasce dalla carenza di organico, come evidenziato dai direttori dei dipartimenti che ora chiedono rinforzi. "Da una verifica effettuata, o non ci sono graduatorie vigenti per il reclutamento ordinario o lo stesso sconta tempi medio–lunghi, non compatibili con la necessità di assicurare la continuità dell’erogazione dei servizi", spiega la nota della Asl.
Si punta in alto, già prefigurando il punto di caduta. Ma pure un manipolo di medici, in questi casi, può fare la differenza.