Coldiretti: costi eccessivi, aziende a rischio

L’associazione nel territorio castiglionese dà voce a cinquecento imprese con un reddito imponibile che sfiora i cinque milioni di euro

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di Lucia Bigozzi

"Noi siamo quelli che producono cibo per il sostentamento quotidiano". Mette in chiaro Lidia Castellucci, presidente di Coldiretti Arezzo, quattromila aziende aretine associate già sul piede di guerra per tre rebus che rischiano di mettere in ginocchio un settore trainante dell’economia locale: aumento dei costi di produzione, etichettatura dei prodotti, politiche europee in deroga sostenute dalle multinazionali per fronteggiare gli effetti della guerra sulla catena alimentare. Un allarme lanciato a Castiglion Fiorentino da Coldiretti che nel territorio castiglionese dà voce a cinquecento imprese con un reddito imponibile che sfiora i cinque milioni di euro. Lo ha fatto al meeting promosso nell’ambito del Maggio Castiglionese insieme al rione di Porta Romana e al Comune che sulle politiche agricole "sta sostenendo il settore che rappresenta un’eccellenza" rimarcano il vicesindaco Devis Milighetti e l’assessore alle attività produttive Francesca Sebastiani nel dibattito stimolato dal direttore di Coldiretti Arezzo Raffaello Betti e al quale hanno preso parte, tra gli altri, la presidente della Provincia Silvia Chiassai Martini, i consiglieri regionali Gabriele Veneri e Vincenzo Ceccarelli, le parlamentari Tiziana Nisini e Chiara Gagnarli, insieme al presidente della Camera di commercio Arezzo-Siena Massimo Guasconi e il segretario generale Marco Randellini. Un parterre politico-istituzionale chiamato rimboccarsi le maniche in una fase delicata per l’agricoltura, avverte Lidia Castellucci: "L’idea che comincia a circolare ci fa paura, ad esempio sul biologico che non sarebbe più ritenuta in linea con il fabbisogno della popolazione nell’ottica dell’autosufficienza alimentare". Castellucci punta l’indice contro le politiche in deroga che da Bruxelles potrebbero essere valutate con effetti "devastanti sulla qualità dei prodotti che da sempre difendiamo. Altro esempio: la deroga sull’etichettatura dell’olio di semi, per cui viene dichiarato tale ma senza la provenienza. Noi ci battiamo per mantenere tutte le conquiste fatte in questi anni per proteggere il consumatore e dare all’agricoltore la giusta remunerazione".