di Maria Rosa Di Termine
Lunghe file davanti agli uffici, disagi per le aperture a singhiozzo e proteste che sfociano in petizioni firmate da centinaia di utenti esasperati. Passa il tempo ma non migliora il rapporto difficile tra i comuni del Valdarno e Poste Italiane che da marzo hanno ridotto l’orario di alcuni sportelli dei paesi periferici, costringendo spesso gli abitanti a scomode trasferte nelle città del fondovalle e ad attese interminabili. In estate l’Anci, l’associazione che riunisce i municipi d’Italia, aveva preso posizione sollecitando l’azienda a ripristinare in toto i servizi precedenti la pandemia. Richieste cadute nel vuoto tanto che le criticità nella maggior parte dei casi restano intatte.
È di ieri perciò l’ennesima lettera di un sindaco della valle, Leonardo Sanni di Cavriglia, alla direzione regionale delle Poste perché si ritorni all’antico garantendo la fruibilità 6 giorni su 7 degli uffici di Castelnuovo dei Sabbioni e Meleto ad oggi a disposizione del pubblico solo 3 volte la settimana.
"Pur comprendendo le vostre esigenze di riorganizzazione - scrive - è inaccettabile che per queste due località sia stata scelta un’apertura a giorni alterni, riducendo ulteriormente l’orario mattutino preesistente, considerato che a questi due uffici, oltre ai cittadini, afferiscono numerose industrie, imprese, artigiani e grandi attività economiche". E sottolinea come ad essere penalizzati, nel particolare momento storico attuale, siano soprattutto gli anziani o chi è impossibilitato a muoversi per raggiungere un presidio fondamentale. L’auspicio è che si usi il buonsenso per trovare un rimedio in tempi rapidi. Un appello che si aggiunge ai molti dei suoi colleghi, tutti inascoltati. Lo confermano in coro i sindaci di Laterina Pergine, Castelfranco Piandiscò e Bucine che hanno finito letteralmente le parole. "Non solo non ascoltano, ma non è stato neppure mai possibile incontrare i vertici aziendali di riferimento", sbotta Simona Neri raccontando di aver contato ieri almeno 40 persone in fila fuori dalla porta dell’ufficio perginese. Il guaio qui è la chiusura della sede di Ponticino, 2000 abitanti, ospitata nell’immobile comunale inagibile per problemi strutturali e ora in restauro.
"Quell’edificio – prosegue – accoglieva anche il punto prelievi della Asl che siamo riusciti a riattivare ristrutturando uno spazio nel Polivalente. Poste invece non ha mai accettato alcuna sistemazione provvisoria, né di inviare una postazione mobile". C’è poi la questione di Pieve a Presciano, dove l’impiegato postale apre appena una volta la settimana. Nella vicina Bucine, la popolazione ha giocato la carta della raccolta di firme, oltre 600, per riottenere l’orario canonico, adesso dimezzato, a Mercatale e Badia Agnano. Niente da fare, neanche in questo caso, come testimonia il sindaco Nicola Benini. E non va meglio infine sull’altopiano. Qui i ripetuti solleciti di Enzo Cacioli a Poste non hanno prodotto alcun effetto.
"Faella è penalizzata al massimo – denuncia il primo cittadino di Castelfranco Piandiscò – perché dalla scorsa primavera l’accesso è garantito solo 3 giorni la settimana. Non c’è nemmeno il Postamat per prelevare i contanti e bisogna spostarsi negli altri due altri centri o a Figline. Proveremo anche noi a lanciare una petizione popolare per ottenere quello che sarebbe un diritto imprescindibile in una comunità, ovvero avere servizi efficaci ed efficienti".