
Barbara Innocenti
di Erika Pontini
Quasi il 10 per cento tra infermieri e Oss del San Donato - 45 su una platea di circa 550 - è positivo al Covid. A questi si aggiungono alcuni medici: non più di 4-5. Qualcun altro è in quarantena, se è contatto stretto di un contagiato dal quale non può isolarsi, come un figlio minore. Gli altri vanno comunque al lavoro con tampone a tempo 0 se sono contatti occasionali. E poi ci sono ventinove sanitari sospesi perché hanno rifiutato la vaccinazione. Il virus sta mettendo a dura prova anche l’ospedale, non solo per l’incubo ricoveri il cui andamento è attualmente imprevedibile ma perché piega anche i camici bianchi.
"La diffusione così rapida non risparmia gli operatori sanitari: anche da noi c’è un contagio domiciliare. In qualche reparto abbiamo alcune criticità in più a causa delle assenze. Per il momento ci stiamo gestendo con una rimodulazione interna: rientri e cambio dei turni al bisogno ma il problema è dietro l’angolo e non possiamo prendere persone dal territorio, così duramente provato dall’attuale situazione. Viviamo giorno per giorno", spiega Barba Innocenti, direttore degli ospedali aretini (Arezzo, Sansepolcro, Bibbiena e Cortona).
Il problema adesso è non avere un orizzonte temporale prevedibile?
"Oggi abbiamo qualche punto interrogativo in più, rispetto al passato: ci sono scenari che sono difficili da prevedere nel dettaglio. Le ondate epidemiche pre vaccinazione avevano caratteristiche che si ripetevano: sui positivi calcolavamo la percentuale di ricoveri nelle due settimane successive. Ora la positività tra vaccinati determina un’evoluzione diversa, chi ha tre dosi solitamente ha un’infezione asintomatica o pauci sintomatica. Non sappiamo cosa ci aspetterà".
Aumentano anche i ricoveri negli ultimi giorni, anche se restano pochi rispetto al passato…
"Stamattina (ieri, ndr) siamo arrivati a 29 ricoverati. Ci sono le code in pronto soccorso da assorbire. E’ un incremento importante nell’arco di pochi giorni: se questo si verifica in maniera costante è preoccupante".
Siete preparati a far fronte all’aumento dell’ospedalizzazione?
"Nei prossimi giorni convertiremo altri posti in Malattie infettive e Pneumologia a Covid, riducendo la disponibilità in area medica e chiederemo alle Medicine e ad altri reparti di supplire, per mantenere un equilibrio costante tra percorsi Covid e non. L’ospedale è compatto".
L’intero ospedale quanti posti letto ha?
"Circa 400 tra ordinari e ricoveri in day hospital che gestiamo in maniera flessibile, aumentiamo aree e ne riduciamo altre. Ma non è un problema di spazi: questa struttura può arrivare a contenere anche 700 letti. I malati vanno guardati, è il personale che rende il posto letto utile".
E l’ospedale è pieno?
"Come sempre: l’occupazione è superiore al 90 per cento".
Ma in caso di aumento di ricoveri Covid quanti posti siete in grado di gestire?
"Abbiamo preventivato di poter gestire senza problemi fino a 40 ricoveri in area medica e fino a 9 in Terapia intensiva. Dipende tutto da come evolve: poi c’è la rete provinciale di ospedali e, semmai, anche quella extraprovinciale".
Pochi in Terapia intensiva…
"Erano 4 l’altro ieri che sono passati a 2 perché erano positivi ma ricoverati uno per problemi chirugici, l’altro cardiologici". La degenza media si è ridotta?
"Sì, si dimettono prima i pazienti. Essendo la popolazione in gran parte vaccinata, con due dosi, non c’è quell’aggressività che era tipica della malattia".
Ancora tenete in piedi Covid e gestione ordinaria, senza incidere su chirurgie e ambulatori?
"Oggi, a differenza dell’anno scorso, è tutto aperto: l’attività chirurgica, gli ambulatori, salvo piccole chiusure puntuali, e le Medicine viaggiano a pieno regime".
C’è il problema del pronto soccorso senza personale...
"E’ una carenza eclatante e il pronto soccorso di Arezzo ha i numeri più alti di tutta l’Asl: in questi giorni ci sono 160-170 accessi al giorno".
Sì, ma mancano medici...
"La professione di medico d’urgenza piace sempre di meno e incide sullo stress degli operatori e sicuramente c’è un numero di medici sproporzionato rispetto al fabbisogno reale".
Non ci sono attualmente concorsi aperti?
"No, l’ultimo è stato a ottobre 2020, aspettiamo di bandirne altri quando gli specializzandi del quinto anno avranno terminato il percorso".
E quindi all’orizzonte non c’è alcuna possibilità di far fronte a questa situazione?
"Nell’imminente futuro possiamo gestire le criticità più gravi e pensare all’arrivo di 2-3 unità nei prossimi 6 mesi. Entro metà gennaio prenderà servizio il nuovo direttore del pronto soccorso e ne parleremo con lui. Ma per raggiungere l’equilibrio ci vorrà del tempo".