
Il Gruppo Menarini invita il pubblico alla presentazione del volume "Cimabue" di Miriam Fileti Mazza edito da Pacini Editore....
Il Gruppo Menarini invita il pubblico alla presentazione del volume "Cimabue" di Miriam Fileti Mazza edito da Pacini Editore. Appuntamento questo pomeriggio alle ore 17,30 nella chiesa di San Domenico ad Arezzo. La presentazione avverrà infatti, proprio nella chiesa che custodisce il prezioso e unico crocifisso del Cimabue. Oltre al Consiglio di Menarini, saranno presenti l’autrice Miriam Fileti Mazza e la storica dell’arte Liletta Fornasari, che farà riscoprire al pubblico la storia e le bellezze della Chiesa di San Domenico. Il Volume d’Arte Menarini su Cimabue sarà distribuito oggi pomeriggio fino ad esaurimento.
Nata a Firenze nel 1954, dal 1980 Miriam Fileti Mazza è ricercatrice confermata a "Storia dell’Arte e Archeologia" presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Ambiti privilegiati delle proprie ricerche, alle quali ha dedicato numerosi saggi e pubblicazioni, sono l’informatica applicata alla storia dell’arte, che l’ha vista fondatrice del Centro di Ricerche Informatiche per i Beni Culturali della Normale e dal 2007 vicepresidente della Fondazione Memofonte e lo studio della storiografia artistica medicea-lorenese con particolare attenzione al collezionismo e alla politica museografica degli Uffizi.
"Quando anni fa un amico filosofo mi regalò Parola dipinta di padre Pozzi, fui affascinata talmente da quel libro che aiutò a predispormi ad ascoltare col gli occhi e vedere col cuore - scirve l’autrice - Da allora ho sempre cercato di osservare, in un’opera d’arte, quel testo verbale preciso che si nascondeva nelle composizioni figurative. E quel sull’orlo del visibile parlare dantesco, spesso l’ho vissuto nell’incertezza di non poter interpretare ciò che lo spazio figurato aveva da dire. Per quanto il terreno della percezione possa essere anche insidioso e irreale, l’esercizio emotivo e mentale di avvicinarsi a un’opera d’arte con la volontà di recepire oltre il colore e la forma, è stato e continua a essere una necessità assai forte che fortunatamente ancora non mi abbandona. Nasce dalla convivenza della parola e del segno l’arte di Cimabue, dove la prima dà l’avvio al percorso visivo che il pittore deve intraprendere e il secondo ferma e rende perenne l’immagine e l’immaginario. Con tali premesse accettare di scrivere un libro su Cimabue, uno dei rarissimi casi della storia dell’arte di cui niente sappiamo della vita dell’artista e dell’uomo, mi è sembrato il modo migliore per applicare le suggestioni di quella parola dipinta".