
Dramma all'Archivio di Stato
Arezzo, 30 ottobre 2019 - «Ore 8: due dipendenti sono in terra in fondo alla scala». E’ il momento più drammatico di una giornata maledetta, quella che getta nel panico una città e soprattutto toglie la vita a Filippo Bagni e Piero Bruni, due punti di forza dell’Archivio di Stato e due persone di grande qualità. E’ il culmine della ricostruzione che i consulenti tecnici definiscono minuto per minuto, riportando a quel 20 settembre di un anno fa.
Alle 7.29 iniziano gli ingressi al lavoro: dieci minuti dopo risulta per certa la presenza al loro posto di Bagni e di Bruni, grazie alla testimonianza del centralinista. Già alla timbratura delle presenze suona l’allarme. E’ l’inizio, anche se ancora nessuno può rendersene conto, della tragedia.
Pochi minuti e sia Bruni che Bagni sono già alle prese con il blocco dell’allarme, secondo la procedura prevista: ma senza effetto. E’ in questa fase che lo stesso centralinista avverte una sorta di soffio: del tutto compatibile, è la ricostruzione definita dai periti, con un’uscita di aria. E’ invece la fuoriuscita dell’argon dalla valvola di sicurezza: la stessa che risulta difettosa e priva di tubazione di scarico all’esterno. Una miscela che spinge il «nemico» in quel locale bombole, da cui l’argon poi comincia a filtrare in fondo alla scala, dove tenteranno di arrivare sia Bagni che Bruni.
Ma quello è solo l’epilogo. Avevamo lasciato i due dipendenti impegnati a disattivare l’allarme: non ci riescono, capiscono che la dispersione possa essersi creata in quel deposito. I minuti continuano a battere,sul filo della tragedia. Il centralinista chiama la ditta di manutenzione: intanto Bagni e Bruni prendono le due chiavi che consentono l’accesso al seminterrato.
Sono passati appena 15 minuti: è alle 7.45 che il centralinista avverte il direttore dell’Archivio Claudio Saviotti dell’allarme. Il filmato consente di misurare i successivi colpi di lancetta. Alle 7.43 si osserva l’emissione di una nuvola, sorta di impalpabile nebbia o fumo, che arriva dal deposito e dalla scala che lo collega al piano terreno. Tra le 7.44 e le 7.51 Bruni si affaccia dal pianerottolo del primo piano, poi scende e risale per controllare gli ambienti a piano terra. Alle 7.52 lui e Bagni scendono la «scala della morte».
Ed è alle 8 che una dipendente chiama ancora Saviotti riferendo di averli visti stesi in terra, in fondo alla rampa: un minuto prima lo stesso centralista si era affacciato sulle scale di sopra. Alle 8.09 un’altra dipendente vede i corpi a terra dei colleghi. alle 8-10 corre al piano di sopra per dare l’allarme. E’ già troppo tardi.