Salvatore Mannino
Cronaca

"Chl insolvente": azienda nella bufera e ora trema anche Terra

La procura di Firenze chiede il fallimento della controllante. Titolo già sospeso da Consob: «gravi irregolarità». Il consiglio tiene duro: porterà avanti le acquisizioni programmate

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Arezzo, 17 dicembre 2019 - E’ tempesta intorno al Gruppo Terra, l’azienda di telecomunicazioni, e-commerce e altri settori ad alto contenuto tecologico con la quale una parte della famiglia Landi (più altri soci e amministratori) si è rilanciata dopo la brutta avventura di Eutelia. La procura di Firenze ha chiesto il fallimento della Chl, la società fiorentina, quotata in Borsa, che la controlla quasi totalmente (il 98 per cento).

Se il tribunale civile del capoluogo gigliato dovesse dichiarare l’insolvenza, gli effetti si rifletterebbero inevitabilmente anche sulla controllata aretina (ma la sede legale è a Roma), il cui fatturato supera ampiamente i dieci milioni e che occupa una trentina di dipendenti.

Intanto, il titolo è stato sospeso sul mercato di Piazza Affari da Consob: gravi irregolarità. Il management di Chl, che coincide in molti componenti con quello di Terra, comunque tiene duro. Ha dovuto dar notizia, in quanto società quotata, della richiesta dei Pm fiorentini, ma affermando al tempo stesso, in una comunicazione ufficiale di venerdì scorso, che si tratta di un’istanza infondata e che l’azienda prosegue con la sua politica di consolidamento, comprese le acquisizioni del 100 per 100 del capitale di Airtime, Prime Exhange Technologies e Rubelite.

Tutte operazioni finalizzate «allo sviluppo industriale del gruppo», come recita la nota stampa diffusa al termine di un Cda che certo non deve essere stato tranquillo. Così come non lo è stato quello che si è riunito ieri sera e che è andato avanti fino a tarda ora. Ma perchè la procura di Firenze ha chiesto il fallimento di Chl, nel cui capitale Terra era entrata nel 2016 con un’operazione di fusione che l’ha trasformata in uno dei bracci operativi della capogruppo?

La società, secondo i conti dei Pm, avrebbe debiti per 8 milioni e 308 mila euro, compreso quelli col fisco per 210 mila euro, che andrebbero praticamente d azzerare un capitale sociale di dimensioni analoghe. Inutile dire che il Cda di Chl ritiene questa ricostruzione infondata. La battaglia proseguirà probabilmente davanti ai giudici. Intanto, restano le cifre. Il gruppo ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con un’ebitda (gli utili prima delle tasse) negativo per quasi un milione (meno 957 mila euro). Il risultato è in netto peggioramento rispetto al 2018, quando la perdita era stata di 146 mila euro.

Anche i ricavi sono in in calo: 11 milioni nel 2018, contro gli 8 milioni di quest’anno. Il reddito operativo aziendale scende dal rosso di 487 mila euro del 2018 ai due milioni del 2019. Numeri, insomma, pesantemente negativi, che fonti interne attribiscuono alla situazione molto critica trovata in Chl dal nuovo management, del quale fanno parte il presidente Sauro Landi e l’amministratore delegato Maria Grazia Cerè.

Il che non toglie che Consob sia intervenuta il 6 dicembre per sospendere il titolo dalle trattative di Borsa: «Le anomalie emerse nell’ambito degli accertamenti, tutt’ora in corso, evidenziano numerose e gravi irregolarità rispetto alle attività poste in essere dagli esponenti apicali della società, che si riflettono suille informazioni fornite al pubblico con riferimento alla reale situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’emittente e che tali elementi sono potenzialmente riconducibili ad ipotesi di abuso di mercato».

Il Cda di Chl ribatte: «Insussistenti i presupposti per una dichiarazione di fallimento». Anche in Terra Sauro Landi e Maria Grazia Cerè sono presidente e consigliere delegato. Il bilancio 2017 , ultimo disponibile sul sito della società, si è chiuso con un utile di 11 mila euro.