
Sergio Squarcialupi
Arezzo, 14 maggio 2017 - Li aspetta in azienda: per una visita guidata e un po' anche per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. «La gente si deve rendere conto di cosa si parla e non fidarsi delle chiacchiere da bar»: così Sergio Squarcialupi, patron della Chimet, nella giornata di apertura al pubblico dell’azienda di Badia al Pino. Ma le parole più piccanti il capitano di industria le ha per la lunga indagine e il processo, ora concluso con la prescrizione in Cassazione: «Mi chiamarono alle 4 del mattino, c’erano posti di blocco e l’elicottero che volteggiava sopra l’azienda come fossimo mascalzoni – ricorda Squarcialupi – ci furono perquisizioni e prelievi di materiale, tutta Badia al Pino si chiedeva cosa potesse essere successo alla Chimet. Nulla, non era successo nulla, era una sceneggiata. Il problema della giustizia in Italia è questo – conclude Squarcialupi – prima del verdetto passano anni e intanto magari le aziende chiudono».
Non chiude la Chimet, anzi la società si vuole ingrandire, con aumento degli stoccaggi fino a mille tonnellate e un incremento della quantità dei rifiuti da 12.500 a 17.000 tonnellate, con un tetto massimo, auto-impostosi da Chimet nella istanza di «Via», di sole 8.000 tonnellate annue nel settore della termo-distruzione. Il cuore del progetto di ampliamento è quello relativo al recupero dei metalli preziosi, uno dei principali core business.
Degli ultimi giorni il dissequestro della discarica, vicenda legata al procedimento concluso, che ora torna nelle disponibilità dell’azienda: «Si lavorerà anche su quel materiale», dichiara il coordinatore del progetto di ampliamento Leonardo Tognotti .
La Chimet punta all’espansione e l’investimento previsto è di circa 35 milioni, si stimano circa 20 nuove assunzioni e altre ricadute sull’indotto.