Banane fritte o pollo con il quimbombò? Zuppa a base di ali e coste insaporite dal platano e dal peperoncino? Non c’è molto tempo per decidere perchè il Mercato il Mercato Internazionale bussa ormai alle porte. E questa volta unisce ai sapori di mezzo mondo proprio quelli cubani, compresa la croccante manioca e il mix tra fagioli neri e riso che arrivano da oltre oceano ma potrebbero tranquillamente sbarcare anche dal Valdarno. Venerdì 11 ottobre si aprirà la kermesse del gusto: alle 9 in punto e a quell’ora i quasi trecento banchi dovranno essere "armati" fino ai denti.
Una passerella di specialità, certo, ma anche di posti di lavoro. Perchè il Mercatissimo viaggia a tutta velocità, piazza ogni anno da trecentomila a trecentocinquantamila appassionati e li concentra spesso nelle stesse ore, dal pranzo alla cena fino alla maratona notturna. Tre giorni di fuoco e di fuochi accesi, ai quali tanti giovani si candidano. Senza filtri: rispetto ai primi anni la selezione è fatta direttamente dai responsabili degli stand, alla vigilia o nelle prime ore di apertura. E ce ne sono almeno 120 che escono con un lavoro, sia pur occasionale. È il secondo gigante di autunno, organizzato dalla Confcommercio: i carri in cerchio e la grande folla in arrivo almeno da tutta la provincia, spesso anche da fuori.
Il percorso è il solito, concentrato tra via Spinello a via Aretino, abbracciando l’intero parcheggio Eden e allungandosi attraverso via Margaritone fino a piazza Sant’Agostino. Un affare d’oro, per incassi stimati intorno ai due milioni di euro, con i banchi della gastronomia a fare la parte del leone. Tre giorni, da venerdì 11 a domenica 13 ottobre. A tavola con 35 Paesi: saranno 192 i banchi in arrivo dall’esterno e una novantina quelli nostrani, tra i quali le aziende aretine in grande spolvero. Nei primi anni contestavano la rivalità dei colleghi stranieri, ma ormai si uniscono alla festa. E chi può per tre giorni raddoppia la vetrina: unisce a quella tradizionale l’altra nel cerchio.
Un cerchio che trasforma il centro: fin dal giovedì alle 14, quando il carro attrezzi comincia a colpire, rimuovendo le auto in sosta. Una festa con i suoi protagonisti fissi (dagli spagnoli della paella ai bavaresi degli stinchi, dai sardi del porceddu ai brasiliani e argentini delle bistecche, dallo speck del nord alle mille birre in arrivo da tutto il globo) ma che non disdegna le novità. Cuba, certo. Ma anche whisky scozzesi, cioccolatini al rum di Cuneo, dolci abruzzesi e la haute cuisine francese. I piatti di oltralpe potrebbero avere addirittura l’onore dell’inaugurazione, raccogliendo il testimone dallo stand brasiliano di un anno fa. Una torre di Babele di lingue e di sapori ma che alla fine parla un solo dialetto: quello della tavola, universale ed ecumenico. In una città che per tre giorni cambia pelle, sciama da mattina a sera tra i banchi, riempie i frigoriferi di specialità multietniche, accetta l’invito del mondo. E lo fa affiancando agli operatori di strada tanti ragazzi con la voglia di mettersi in gioco. Lì dove il pranzo è servito: ma presto, per non sciuparsi la cena.