
La cena a Porta Crucifera
Arezzo, 23 giugno 2018 - Non piove sul bagnato. E non piove sulle cene propiziatorie. Le previsioni più sinistre si afflosciano come gran parte di quelle invernali, forse gonfiate dalla guerra dei clic che spinge alcuni siti meteo a calcare la dose pur di avere l'attenzione degli internauti. No, all'orta in cui era stata annunciata tempesta i quartieri apparecchiano la tavola. E all'ora di cena eccoli tutti lì, con i piedi sotto il tavolo. Ben protetti da un sistema di sicurezza che blocca le vie di accesso, con transenne e auto di servizio di traverso
Non saranno quattromila: le previsioni qualche danno lo hanno fatto, aprendo vuoti che in genere non esistono nella notte che precede le lance. Ma sono di certo più di quattromila da mezzanotte in poi. Quando le strade della movida si incrociano oltre i tavoli. Quando chi rinuncia ai crostini, al prosciutto e alla pasta al forno si unisce alla festa.
"Noi arriviamo dopo mezzanotte": i passi dei quartieristi non sono uguali per tutti. E tanti guadagnano la festa solo non in largo anticipo ma in largo ritardo. Quando la musica sostituisce i piatti di carta. Quando i quartieri fanno concorrenza a quelli della notte.
Una notte che a Santo Spirito è annunciata dalle luci stroboscopiche del palco. I lecci intorno non sanno che questa sarà la loro ultima cena propiziatoria, anche se sono ancora alti e grossi e dalla scorza dura. L'anno prossimo, se il progetto già contestato dovesse andare in porto, alla cena saranno invitati solo i tigli.
Una notte che a Porta del Foro colora le mura: trai tavoli giallocremisi si respira più che mai il clima delle grandi occasioni. Accanto al nuovo rettore Roberto Felici c'è babbo Giancarlo, l'uomo dell'ultima lancia d'oro, quella dedicata a Banca Etruria. Dopo allora è cambiato il mondo, oltre ad essere cambiata la banca, e la vittoria non è più tornata: ma l'entusiasmo si taglia lo stesso con il coltello, di qua usato per la carne e di là per i sogni della notte prima dell'esame.
Una notte che Porta Crucifera ha il sapore rarefatto della rivoluzione. Al tavolo che troneggia al centro dello slargo di Colcitrone è cambiato tutto meno il tavolo: nuovo rettore, nuovo capitano, nuovi giostratori. Per il quartiere della tradizione e della continuità una scossa che ha pochi precedenti. I cori si intrecciano ai cori, i brindisi ai brindisi. Con le certezze non tramontano gli entusiasmi, di postin vuoti ce ne sono pochini, anche se era uno di quei quartieri che in caso di pioggia avrebbe fatto tanta fatica a correre all'asciutto.
Una notte che a Sant'Andrea è gremita come una metropolitana a Roma intorno a termini.Più di mille commensali, se lanciassi una piuma non cadrebbe in terra. Forse qui più che mai assaggi il nuovo volto dei quartieri: i giovani dappertutto, lo "struscio" in versione giostresca, il tifo che per due sere all'anno va a sostituire la discoteca, l'aperitivo, l'incontro. Il bianco e il verde campeggiano perfino nei vestiti oltre che al collo, al braccio, intorno alle caviglie.
La cena propiziatoria intanto si fa in tre. Prima la tavola, tra gli stakanov delle cucine, poi il ballo e la musica. Infine la cena appartata, dove le coppiete cercano i loro angoli protetti e i gruppi il loro sfogo. Inizia la cena itinerante. Gruppi di tifosi e tifose che sciamano da un angolo all'altro del centro. Spezzando i club: perché puoi trovare i colori in trasferta dappertutto e spesso incrociati nelle zone franche. I colori ma anche le bottiglie.
L'altra faccia delle cene, uguale e contraria a tutti fine settimana. Ieri mattina la Cadorna si era svegliata con una cornice di bottiglie vuote da far impallidire una fiaschetteria. E così si addormenta, indipendentemente dai colori che quelle bottiglie le portino in giro.
Un'altra notte, un'altra cena. Che poi piano piano confluisce negli schiamazzi, nel fracasso odiato dai residenti, nei bar aperti dalle 4 in poi e dove i colori si mescolano per l'ultima volta.
I più sobri e i più casalinghi sono i giostratori. Non se lo possono permettere, per loro è davvero la notte prima degli esami e il pungolo di quel maestro di campo pronto a convocarli al pozzo è più forte di quanto non si creda. Sì, le impronte della notte possono essere nascoste alla giuria o ai meno attenti, un po' come l'impronta del mazzafrusto sulla maglia di un giostratore: ma non può essere nascosta a se stessi. E stamani la sveglia suona presto: alle 7, con un colpo di mortaio. Ai primi raggi di sole pronti a bucare le peggiori previsioni