Sospesa, aveva il cellulare sotto il banco: proibito anche a Convitto e Artistico

Divieto di portarlo se non con permesso dei genitori: ma va lasciato in un armadietto della scuola. Mai acceso in aula. La linea degli altri istituti

Il ritiro dei cellulari al Convitto

Il ritiro dei cellulari al Convitto

Arezzo, 11 aprile 2019 - Il cellulare sul tetto che scotta: non miagola, come la gatta, ma trilla che è una meraviglia, ricucendo la vita dei più piccoli e dei più grandi. Ma la sua festa sta per finire, almeno a scuola. Il comprensivo Masaccio, raccontavamo ieri, ha detto stop agli smartphone, proibendoli non solo se accesi ma anche spenti a meno di un consenso dei genitori? In realtà è la linea verso la quale anche altri istituti si stanno muovendo. Anzi, si sono già mossi.

In testa il Liceo Artistico e il Convitto Nazionale, accomunati da un unico preside:lui, Luciano Tagliaferri, ormai calibrato sulla tolleranza zero. L’ha applicata al fumo, escludendo ogni possibilità di cicca accesa non solo dentro ma anche fuori della scuola. Ora ecco la stessa misura anche sul piano dei telefonini. In due tappe. «Al Convitto siamo già partiti a gennaio, al Pier della Francesca saremo operativi a settembre». E per chi lo conosce settembre non è ottobre, specie quando siano in ballo quelle che considera «battaglie di civiltà».

Cosa succede esattamente? Semplice: da gennaio i ragazzini che frequentano il Convitto il cellulare devono tenerlo a casa, proprio come al Masaccio. E solo in presenza di un consenso scritto dei genitori possono almeno portarlo a scuola: a scuola, per l’appunto, senza avvicinarsi alle classi. «Abbiamo approntato sedici armadietti ad hoc. Ogni telefonino va chiuso in una custodia con il nome e il cognome del ragazzo e quindi lasciato nell’armadietto». Possono riprenderlo all’uscita: ma occhio, perché nel caso del Con vitto spesso e volentieri corrisponde alle 17.

Chi venisse sorpreso, tra le 8 e la «ritirata», con il cellulare in mano rischia grosso: minimo una nota, massimo una sospensione fino a tre giorni. Ed è quella che è stata applicata proprio al convitto. Non sarà troppo drastico? «Secondo me il ragionamento che vale è proprio quello del fumo: lo facciamo nell’interesse dei nostri studenti».

Cambiano i tempi, i pericoli del tabacco prima di quelli virtuali ma non troppo dei cellulari. «Esatto: ritengo che il fumo fosse il primo nemico in termini di salute da rimuovere. Ma ora tocca all’altro». Ed è un annuncio che vale anche per il Pier della Francesca. Perché la sua ora sta arrivando: da settembre, dicevamo. «La difficoltà è semplice: mentre al Convitto mi bastano 16 armadietti, qua ce ne vogliono sessanta».

Colpa, anzi merito, della crescita progressiva di questa scuola, ormai stabilmente al terzo posto tra le superiori dopo Scientifico e Itis, le cui posizioni cambiano periodicamente. «Ma da settembre ci siamo. Certo, in questo caso non puoi pensare a proibirne l’ingresso a scuola: abbiamo ragazzi che arrivano da tutta la provincia e all’uscita hanno bisogno di essere contattati specie per il ritorno. Ma durante le lezioni non serve e non servirà».

Niente fumo se non al massimo lontano dalla scuola, niente cellulari se non all’uscita: diplomati, esperti d’arte, a caccia della perfezione. Segni particolari? Un gran cerchio alla testa. Forse il troppo studio. Forse un accenno di aureola.