
Un prete (foto di repertorio)
Arezzo, 21 marzo 2022 - «I termosifoni sono spenti»: il parroco mette le mani avanti e il cartello, con trasparenza, lo attacca proprio all’ingresso della chiesa. Senza far finta di dimenticarsi, senza prendere in contropiede la sua gente. E del resto, prima da parroco di campagna e poi da sacerdote forte in città, don Silvano Paggini è da sempre abituato a fare così. E infatti nel cartello appeso alla chiesa di San Marco alla Sella, nel cuore di via Romana, spiega anche il motivo.
«A causa della crisi energetica». Che è un po’ un’attenzione all’ambiente come neanche Greta avrebbe. Ma è soprattutto lo specchio della difficoltà nella quale tanti sacerdoti ormai galleggiano. «Sapete che bollette ci arrivano? minimo tremila euro al mese». Gas, luce: un assedio. Una situazione ingestibile per tante realtà, dagli alberghi alle aziende, ma che in chiesa diventa ancora più pesante.
Perché se vai a vedere i conti alla fine un sacerdote più di mille euro non prende, a volte 1200 se è parroco. E con una bolletta sola salta il piatto. «Siamo in difficoltà: e so che tanti sacerdoti come me sono alla prese con pagamenti difficili da sostenere». Anche perché la crisi manda colpi di coda dappertutto. «Fondamentali da sempre sono le offerte: ma anche quelle in un periodo di crisi si riducono, comprese quelle legate alle cerimonie di ogni tipo».
Insomma, da qualunque parte tu li guardi i conti non tornano. E don Silvano nella porta a vetri intermedia, tra quella di ingresso e le navate, ha attaccato anche le bollette: tutto chiaro. «Da settimane la linea che seguo con gli altri sacerdoti della parrocchia è chiara: tutela assoluta del catechismo, le stanze per i bambini vengono scaldate come sempre». E non solo. «Lo stesso vale per i gruppi che animano la parrocchia, l’accoglienza non cambia».
E quindi il risparmio intanto è fatto su se stesso. «Durante il giorno i riscaldamenti nelle nostre stanze sono sempre spenti: li accendiamo solo qualche ora la sera, tra le 20 a prima di mezzanotte. Unica eccezione la cucina per il pranzo». E anche in una parrocchia la strada dell’energia alternativa è infinita. «Sfruttiamo molto il camino, per provare a scaldare meglio gli ambienti».
E la Messa? Fino a due domeniche fa il clima era troppo rigido per spegnere tutti. «In quei casi accendiamo 40-45 minuti, per stiepidire un po’ l’ambiente per i fedeli». Ma stavolta il sole vince e il freddo perde e quindi si è sentito di stare lontano dall’interruttore del riscaldamento. Da qui in là le cose, tempo permettendo, dovrebbero andare meglio.
Ma le bollette continuano ad arrivare, senza saltare un mese, implacabili. E i soldi sono quelli. Qualche parrocchiano, colpito da cartelle e bollette, verrà incontro. Ma le parrocchie sono centinaia e ognuna batte i denti: e forse, come ciascuno di noi, non solo per il freddo