
Manifestazione dei cittadini sul caso Keu
Firenze, 21 febbraio 2024 – Minacciavano le ditte concorrenti di starsene alla larga dai lavori sulla strada regionale 429, nel Pisano. Quella imbottita di veleni delle concerie, con valori di cromo vicini alla soglia previsti per i siti industriali.
Il keu, proveniente da Aquarno ex Ecoespanso, sarebbe stato reimpiegato nei riciclati edilizi dell’impianto Lerose come materiale da riempimento. Sono undici le richieste di rinvio a giudizio presentate dal pubblico ministero di Firenze Lorenzo Gestri. Tra questi Ambrogio, Antonio e Nicola Chiefari, nativi di Guardavalle in Calabria ma residenti da tempo a Bucine.
Sono considerati vicini alla cosca di ’ndrangheta dei Gallace e per questo si facevano rispettare traendo vantaggio dall’affidamento diretto dei lavori. Dalle indagini emerge anche una vacanza a prezzi stracciati in Calabria offerta al dipendente della Regione Toscana Massimo Melucci. Coinvolto anche Francesco Lerose nativo di Cutro e residente a Pergine. Il titolare dell’azienda, vicino alla ’ndrangheta secondo l’accusa, che con l’inganno aveva attratto un imprenditore per farlo minacciare dai Chiefari. Per Luca Capoccia l’accusa è per lo spaccio di droga documentato durante le indagini.
L’udienza preliminare di fronte al giudice Fabio Gugliotta è fissata per il prossimo 4 aprile. Tutti accusati a vario titolo di turbativa d’asta con due imprenditori e la Regione Toscana come parti lese dai presunti reati commessi. In base all’indagine i veleni del keu finivano nelle strade e negli acquedotti del Pisano, ma anche a Bucine nel cantiere Tozzi e all’impianto Lerose. I rifiuti delle concerie, densi di metalli pesanti, avrebbero superato i limiti di legge.
È un altro filone dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Firenze che in un altro processo, quello principale, ha chiesto il rinvio a giudizio ad aprile per 24 persone e 6 società, tra imprenditori, politici e dirigenti pubblici, nell’ambito dell’inchiesta sullo smaltimento illecito del keu, residuo dei fanghi della concia delle pelli, prodotte dalla combustione dei fanghi delle concerie di Santa Croce sull’Arno. Sulla base delle indagini dirette dalla Dda, lo smaltimento illecito del keu avrebbe consentito risparmi per oltre 24 milioni di euro.
Federico D’Ascoli