Case popolari, il vecchio che avanza. Metà degli alloggi ha più di 50 anni. Il sindacato: "Zero manutenzione"

L’allarme finanziamenti di Sunia e Cgil: "Ancora cinque anni e si rischia l’addio all’edilizia sociale. Serve una legge regionale che riveda l’organizzazione e impegni i Comuni in prima linea".

I numeri parlano da soli. Nella provincia aretina ci sono 3.121 alloggi di edilizia residenziale popolare, di cui il 44,6% costruiti prima del 1970. Mentre il 44,3% è stato costruito tra il 1970 e il 2000. "E le costruzioni più recenti non sono in migliori condizioni delle più vecchie – tuonano Sunia eCgil – si tratta quindi di un patrimonio che ha bisogno di continue manutenzioni mentre le entrate da affitti sono in continua diminuzione". Immobili vecchi che necessitano di restyling, mentre gli assegnatari di alloggi popolari lamentano mancanza di interventi o lavori puntualmente non eseguiti anche se attivati.

Cinque anni, l’"aspettativa di vita" delle case popolari senza un piano nazionale con specifici finanziamenti.

Il campanello d’allarme lo suona il Sunia e la Cgil di Arezzo che citano dati riferiti al 2022 del report della Regione Toscana oltre che degli studi di Irpet e Nomisma. E mentre l’offerta di alloggi diminuisce, a crescere è la domanda. "I nuclei familiari della provincia con redditi sotto i 16.500 euro annui sono 26.312, quindi ci sono grosse difficoltà in una realtà che vede gli affitti in continuo aumento – spiegano Sunia e Cgil - Le domande per un alloggio Erp accoglibili nel 2022 sono state 861 mentre gli alloggi assegnati sono stati solamente 123, cioè solo il 14,3% degli aventi diritto". Alla mancanza di fondi, si somma una legge regionale del 2019 inadeguata. "Dopo 5 anni di vita – affermano Sunia e Cgil - avrebbe bisogno di una rivisitazione che definisca aspetti lasciati in sospeso con la precedente, porti omogeneità in tutto il territorio regionale con norme chiare e agevoli la catena di interventi degli enti preposti". La Regione, che non ha la proprietà degli immobili, indica le priorità e le regole di gestione. "I Comuni, che sono i proprietari degli immobili, gestiscono i bandi e l’assegnazione degli alloggi, poi passano la mano all’organismo che li rappresenta tutti, il Lode. Resta loro il diritto e dovere di controllo nonché di verifica del grado di soddisfazione dell’utenza. Ma lo esercitano?". Il Lode delega l’intera gestione, amministrativa e tecnica, a una società per azioni che è Arezzo Casa S.p.A, costituita dai comuni stessi, tramite una convenzione, il contratto di servizio, dietro il pagamento di un canone concessorio.

"Anche qualora arrivassero fondi per la manutenzione, un patrimonio degradato di 3.121 alloggi sparsi tra tutti i comuni della provincia da seguire in ogni fase, non ha possibilità di avere risposte adeguate senza un impegno diretto dei comuni; almeno nella fase di gestione dei lavori – denunciano Sunia e Cgil - Non è un caso se gli assegnatari, oltre alla mancanza di interventi, lamentano che, anche i lavori attivati, non vengono seguiti con puntualità".

A.B.